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43 / I buoni ed i cattivi

Guardando agli ultimi avvenimenti dobbiamo ammettere che l'ultima decade di Maggio si è aperta, finalmente, con qualche nota positiva. Infatti, dopo un lungo parlare, sembrerebbe che alcuni concreti passi avanti siano stati compiuti dal governo Monti a sostegno delle circa 150.000 aziende che lavorano con la Pubblica Amministrazione, gli Enti locali e le ASL.

Più in particolare, dopo una lunga trattativa, è stato raggiunto un accordo per cui, grazie a quattro decreti, sarà possibile sbloccare a breve una prima tranche (si pensa a 20 mld per il 2012) dei circa 80/100 mld che lo Stato, direttamente o indirettamente, deve alle aziende private che gli hanno fornito beni e servizi.

Il meccanismo individuato prevede, innanzitutto, che i crediti, su domanda dell'impresa creditrice, vengano controllati e certificati dalla PA; successivamente l'azienda potrà scegliere tra la compensazione del credito vantato con somme eventualmente dovute all'erario e la cessione del credito certificato alla banca con la formula pro soluto o pro solvendo.

Molto deve essere ancora definito, tuttavia, si tratta indubbiamente di un notevole passo avanti nel tentativo di rilanciare una economia stressata da ben 5 anni di crisi. Anzi, a ben vedere, l'intervento previsto appare ancora più importante in quanto va ad incidere non solo sulle dinamiche economiche e di lungo periodo delle imprese, ma direttamente sulla loro liquidità in maniera da rimettere in moto il meccanismo degli incassi e dei pagamenti tra aziende che, anche per colpa dei ritardi della PA, si era praticamente inceppato.

Tuttavia rimangono sul tappeto due problematiche molto serie. La prima è costituita dal fatto che i decreti in questione non consentono la certificazione dei crediti - e quindi la compensazione con i debiti iscritti a ruolo - nelle regioni commissariate o con piani di rientro dai deficit sanitari. Il punto è che non stiamo parlando della Val d'Aosta, ma di ben 8 Regioni (Lazio, Campania, Molise, Abruzzo,Calabria, Puglia, Sicilia e Piemonte) che rimarrebbero del tutto escluse, rebus sic stantibus, dai fondamentali interventi descritti. Tra l'altro, come è facile intuire, non solo si tratta proprio delle Regioni più coinvolte nella questione dei pagamenti lentissimi (parliamo anche di anni), ma anche delle regioni dove è quasi impossibile per le aziende creditrici attivare le azioni esecutive. Inoltre, considerando che, così facendo, si andrebbero a penalizzare proprio le zone dell'Italia più bisognose di un reale sostegno contro la crisi e che, in un momento socialmente molto delicato, si andrebbe a gettare molta benzina su un fuoco pronto a divampare, la questione delle regioni escluse andrebbe rapidamente affrontata con grande attenzione.

Il secondo problema è connesso al fatto che non basta ridurre l'enorme stock di debiti della PA: una volta ridotto l'ammontare con le misure esaminate bisognerà al più presto individuare dei meccanismi in grado di evitare che lo stock si rigeneri in poco tempo dalle sue ceneri. Da questo punto di vista le soluzioni non sono ancora ben definite (e neanche semplici) in quanto si tratta di recepire la direttiva europea che prevede che i pagamenti della PA avvengano entro 60 giorni senza aprire un cratere nei nostri conti pubblici.
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