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13 / Guai a noi

L'ultima settimana di Novembre potrebbe essere definita come una settimana "sotterranea" nel senso che è stata caratterizzata da una fittissima rete di contatti, incontri e confronti preparatori per l'appuntamento del 5 Dicembre per quanto riguarda il fronte interno e del 9 Dicembre per quanto riguarda l'Unione Europea.

Volendo concentrarci sulla situazione Italia siamo, come noto, giunti al delicatissimo momento del varo del pacchetto di misure che dovrebbero essere in grado di "stabilizzare" i nostri conti pubblici riallineandoli agli obiettivi di deficit e di debito previsti e concordati in sede europea. Momento delicatissimo perché si tratta probabilmente dell'ultima occasione buona per riguadagnare la fiducia dei mercati e dei nostri partners, per allentare la pressione sul nostro debito pubblico ormai costosissimo, per consentire al presidente Monti di entrare a pieno titolo nella cabina di regia che guiderà la ormai inevitabile trasformazione dell'Euro.

Di conseguenza diventa di fondamentale importanza che tutti capiscano con chiarezza che, questa volta, non ci troviamo più in presenza di una piattaforma di proposte da modificare all'infinito (come nel recente passato) sulla scorta di considerazioni politiche ed elettoralistiche, ma di fronte ad un insieme di misure indispensabili per sopravvivere. Qualsiasi incertezza parlamentare, qualsiasi slittamento temporale, qualsiasi tentativo di tendere imboscate in Parlamento al premier, avrebbe sicuramente l'effetto di interrompere l'attuale fragile tregua facendoci di nuovo precipitare in una spirale di attacchi speculativi ed avvitamento dei tassi.

Da questo punto di vista le dichiarazioni dei politici alla vigilia della manovra non appaiono particolarmente tranquillizzanti: il PDL è contrario a patrimoniali e nuova ICI, il PD è contrario alla stretta sulle pensioni, la CGIL è contraria alla violazione di "quota 40" e la Lega è contraria a qualsiasi cosa.

Confido, tuttavia, che l'autorevolezza del Governo Monti, la capacità di "moral suasion" del presidente Napolitano, le fortissime pressioni internazionali e soprattutto la grande paura dei politici che la mucca da mungere nel "dopo Monti" ci possa lasciare la pelle possano impedire che la situazione degeneri irrimediabilmente. Anche perché, purtroppo, i dati previsionali appena forniti dall'OCSE ci confermano che l'Europa, almeno per un biennio, non potrà contare sull'aiuto di una solida crescita per risolvere i propri problemi: l'Area dell'Euro crescerà, infatti, solo dello 0,2% nel 2012 e, forse, dell'1,4% nel 2013, la Francia di un misero 0,3% nel 2012, mentre per l'Italia, ancora fanalino di coda, si prevede, per il 2012, addirittura un andamento recessivo (- 0,5%) ed un insignificante incremento del PIL dello 0,5% per il 2013.
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