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33 / Nuove tensioni sullo spread

Purtroppo, come si temeva, l’ultima decade di Marzo ci ha ampiamente confermato come quest’ultimo periodo di relativa quiete sul fronte economico-finanziario non abbia costituito un segnale di cessato pericolo ma, piuttosto, una semplice pausa di riflessione. Ci ha pensato uno spread tra titoli italiani e Bund tedeschi, risalito bruscamente a quota 330-340, a riportarci rapidamente alla realtà. Ora, l’accensione di questa spia può essere senz’altro ritenuta fisiologica dopo un periodo di repentini cali (non dobbiamo scordarci che lo spread a Novembre si era attestato a 540 bp), tuttavia non deve essere neanche sottovalutata in quanto evidenzia con chiarezza come la posizione italiana continui ad essere estremamente sensibile al manifestarsi di fattori di tensione, sia sul fronte interno che su quello esterno.

Più in particolare, sul fronte interno, il riacutizzarsi del differenziale sui bond tedeschi è derivato in buona parte dalle tensioni politiche che hanno accompagnato la gestazione dei provvedimenti relativi al mercato del lavoro: i disaccordi all’interno della maggioranza, l’impossibilità di trovare un pieno accordo con i sindacati, la decisione di ricorrere all’arma dello sciopero generale sicuramente hanno allarmato i mercati che continuano a monitorare il nostro Paese, magari con occhio più benevolo, ma sempre con grande attenzione. Se a questo si aggiunge che la principale preoccupazione dei mercati, delle società di rating e degli analisti in genere è costituita dal rischio che i partiti, a fronte dello spettro di essere relegati nella sfera del “virtuale”, possano essere tentati di sgambettare il governo per giocarsi una ultima, improbabile, carta elettorale, risulta evidente come le tensioni sullo spread risultino inevitabili. Per quanto riguarda, invece, il fronte esterno, le pressioni sul nostro spread appaiono strettamente connesse al deteriorarsi della situazione in Spagna: l’impossibilità dichiarata di rispettare gli obiettivi di rientro dal deficit, il varo di una nuova manovra da quasi 30 mld che si abbatterà come una scure su una crescita 2012 già negativa, nonché il crescente malcontento popolare culminato nel recente sciopero generale, hanno reso, infatti, la situazione della penisola Iberica incandescente.

Il nostro problema è costituito, purtroppo, dal fatto che, finchè non sarà dissipato ogni dubbio sulla nostra solidità, qualsiasi tensione si manifesti sugli altri Paesi mediterranei finisce per scaricarsi inevitabilmente anche su di noi creandoci problemi in termini di spread, di rendimenti dei nostri titoli, di rating. Infatti, nell’attuale situazione, una volta innescato il flight to quality, i mercati non abbandonano mai solamente lo specifico Paese in difficoltà, ma anche tutti quelli potenzialmente a rischio contagio.

E allora l’accensione della spia dello spread dovrebbe essere più che sufficiente a convincere tutti noi della assoluta necessità di proseguire, senza passi falsi, lungo la strada delle riforme rispettando con grande puntualità e determinazione gli impegni presi con i nostri partner europei.

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