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Il fallimento di una classe dirigente

Non possiamo tradire i sacrifici dei nostri vecchi e le speranze dei nostri giovani e fare la fine della rana nella pentola

Paradossalmente, nonostante il “rigore“ imposto dal novembre 2011 ad oggi, il debito è cresciuto del 25%, nonostante le “lacrime e sangue“, il crollo degli interessi sul debito grazie allo spread- chewingum con un peggioramento complessivo che dimostra l'inadeguatezza della classe dirigente.

Le agenzie di rating che ci avevano colpito ai quei tempi per l'inadeguatezza della tenuta politica oggi, che tutto è peggiorato, vedono meglio il nostro futuro con un opportunismo strumentale che ci fa capire quanto siamo ostaggio di interessi superiori che muovono le pedine a seconda dei loro interessi e dimostra quanto la razionalità dei mercati da tempo sia solo “mitologia“.

E' lecito o no domandarsi se c'è qualcosa che non va nel modello di governance del paese e nella sua classe dirigente o dobbiamo ignorarlo presi dalla frenesia del cambiare senza capire verso dove andare o dove ci stanno spingendo? E' necessario smettere di perdere tempo in un dibattito inutile ed ozioso sul funzionamento tecnico delle istituzioni che può essere migliorato, ma non sposta i termini del problema; non staremo meglio con un senato elettivo, non elettivo, senza senato, con due senati se non ci sono gli uomini; altrimenti siamo al cambiare tutto per non cambiare niente. Con una classe dirigente responsabile, onesta, di buon senso e non fatua e piena di slogan le riforme istituzionali non sono un problema come ci hanno dimostrato i padri costituenti che hanno rimesso in carreggiata un paese dissolto dalla guerra. Il dibattito sulle eventuali riforme deve ripartire da un serio ed approfondito esame di “autocoscienza“ sui valori fondanti una società. Come dicevano i nostri anziani: “non si mette il vino nuovo nelle botti vecchie“ o potremmo dire: non si cuoce il pane con le riforme del senato o le altre senza una visione di dove vogliamo andare.

Non abbiamo ancora deciso quale assetto istituzionale – centrale o federale - deve avere questo paese e siamo sempre in mezzo al guado con un patto di stabilità asimmetrico al paese e pensato su Marte. La situazione del paese è da manuale per la rappresentazione del ciclo di vita delle società che cominciano a collassare quando le élite al potere perdono la capacità di affrontare le sfide nuove imposte dalla Storia ed affidano la loro legittimazione all'occupazione del potere, ma questo nei secoli è sempre l'inizio della fine.”La loro decadenza non dipende da una paralisi delle loro facoltà mentali, ma dal collasso della loro eredità sociale che inibisce ogni esercizio delle loro inalterate facoltà in un'efficace e creativa azione sociale e culturale“ (A. Toynbee, Le civiltà nella Storia, 1947).

Le responsabilità, sia pure a livelli diversi, sono di tutti e nessuno si può sottrarre agli errori commessi, la presa di coscienza dei problemi morali è, direbbe Kant, un imperativo categorico perché non possiamo tradire i sacrifici dei nostri vecchi e le speranze dei nostri giovani e fare la fine della rana nella pentola.

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