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La nuova risk parity

Considerazioni sulla transizione al dopo-Covid

Quando il movimento operaio internazionale, a metà dell'Ottocento, iniziò a pensare alla rivoluzione, il passaggio dal capitalismo al comunismo fu concepito come diretto, veloce e pulito. Ma già nei decenni successivi ci si rese conto che le cose, soprattutto nelle società occidentali, erano più complesse. Si cominciò allora a pensare a una fase intermedia, il socialismo. Ne nacque una ricca elaborazione teorica sulla transizione, supportata in seguito dall'esperienza dei successi e dei disastri del socialismo reale in Unione Sovietica. Nella seconda metà del Novecento il dibattito si spostò ulteriormente e, di fronte alla complessità crescente delle società che già allora si cominciavano a definire postindustriali, ci si rese conto che andava elaborata una strategia per la fase di transizione al socialismo, ovvero per la transizione verso la transizione. Poi arrivò il 1989 e mandò tutto per aria.

Oggi i mercati pensano ai vaccini come soluzione pulita e veloce alla pandemia e ipotizzano un passaggio istantaneo da Covid al dopo-Covid, come un interruttore della luce che da spento viene spostato su acceso. A guardare meglio, tuttavia, si nota che è soprattutto l'azionario sui massimi a muoversi su questa logica, in particolare quello europeo che, pur avendo pochi settori di crescita nei suoi listini, spinge gli indici verso i massimi portando old economy e ciclici, in molti casi, su livelli che sono già superiori a quelli di inizio anno, quando Covid sembrava ancora un problema interno cinese.
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