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Il decollo dei tassi

Per ora non fa paura, ma fino a quando?


Forse il motivo reale è un altro. È vero, le banche centrali hanno abbandonato la finzione narrativa sull'inflazione come fenomeno transitorio (lo ha fatto perfino la Bce) e hanno voluto fare vedere che si sono accorte della possibilità che l'inflazione possa diventare strutturale. Hanno anche deciso di mettere in cantiere nove rialzi nei prossimi tre anni (in America) e di partire senza indugi (Bank of England).

Le banche centrali, in altre parole, hanno smesso di negare l'evidenza e di girarsi dall'altra parte di fronte agli aumenti dei prezzi e hanno aperto, accanto al fronte della crescita da stimolare, anche il fronte dell'inflazione da contenere. Il mercato ha però capito benissimo che questo secondo fronte, cui pure è stata concessa in dotazione una certa potenza di fuoco (Powell ha perfino accennato più volte all'avvio del Quantitative tightening dopo l'inizio del decollo dei tassi), resta comunque un fronte secondario, almeno per il prossimo anno, rispetto a quello della crescita da difendere.

In pratica, al primo segnale di difficoltà della crescita, il programma dei rialzi verrà interrotto quale che sia in quel momento il livello dell'inflazione. E dei nove missili pronti in questo momento sulla rampa di lancio (i nove rialzi indicati nei Dots per i prossimi tre anni) ne verrà fatta partire solo una parte (rinviando ovviamente anche il Quantitative tightening). D'altra parte una Fed che da febbraio, con le nuove nomine, sarà ancora più colomba, non esiterà a rinviare i rialzi in caso di bisogno.

Lo stesso atteggiamento è ben percepibile in Bce. Nel momento in cui si aumentano per la quinta volta le stime sull'inflazione nel 2022 e le si porta al 3.2 con rischi verso l'alto (un modo delicato per dire che la si stima vicina al 4) e però si ribadisce che i tassi rimarranno inchiodati a zero è chiaro che la priorità è la crescita, non l'inflazione.
E che dire della Bank of England? Con un'inflazione al 5 e la previsione della stessa banca centrale che arrivi al 6 in primavera, alzare i tassi da 0.1 a 0.25 sembra il ruggito del topolino.

Comprensibile, quindi, che i mercati si sentano più rassicurati che intimoriti.
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