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Catalogna indipendente: Barcellona peggio di Atene?

Autonomia piena ma sovranità vuota

L'ESM, il meccanismo europeo di stabilità, ha prestato fondi al governo spagnolo per salvare le banche, ed altro debito è stato contratto per mandare avanti l'economia: il debito pubblico, che era al 35,5% del PIL nel 2007, è arrivato al 98,5% di quest'anno. Il debito pubblico spagnolo è arrivato a 1.143 miliardi di euro, mentre era di appena 384 miliardi di euro dieci anni fa: si è quadruplicato. Come se non bastasse, il tasso di disoccupazione è ancora del 17,7% con quella giovanile al 39,9%. Il governo centrale di Madrid ha contrattato con Bruxelles una ampia flessibilità nel deficit pubblico (10% del PIL nel 2012, 7% nel 2013, 6% nel 2014, 5% nel 2015, 4,6% nel 2016 e 2,6% nel 2017) in cambio di profonde riforme strutturali nel mercato del lavoro, con risultati ancora assai mediocri in termini di nuova occupazione.

Questo ampio deficit pubblico ha spinto verso l'alto il PIL, che ha messo a segno addirittura un +3,2% nel 2015 e nel 2016, mentre l'Italia stava ancora molto più indietro. Ma, a mano a mano che il deficit pubblico spagnolo diminuisce, anche l'andamento del PIL ne risente: nel 2017, il segno positivo del PIL si ridurrà al 2,6%. E' sicuramente un punto pieno in più dell'Italia, ma con un deficit più alto e con un avanzo primario negativo. E mentre il PIL italiano ricomincia a crescere nonostante la riduzione del deficit, quello spagnolo si contrae: siamo di fronte ad un bluff?

Il vantaggio competitivo spagnolo, derivante dai più bassi salari, ha dato impulso soprattutto alle industrie automobilistiche straniere che hanno stabilimenti in Spagna. Insieme al contributo positivo del turismo, si è ribaltato in modo netto il saldo negativo della bilancia dei pagamenti correnti: dall'orribile -9,6% del PIL del 2007 è arrivata ad un eccellente +2% nel 2016. Ma ormai il vantaggio si è azzerato.

Le prossime decisioni della BCE sul Qe saranno determinanti anche per la Spagna. Anche se la Catalogna dovesse, e sembra davvero assai improbabile, diventare una Repubblica indipendente, si troverebbe con una eredità di debiti assai rilevante cui fare fronte: varrebbe come la Grecia.

Barcellona ha un porto importante, proprio come Atene. E' meta turistica anche nelle sue bellissime isole del Mediterraneo, da Maiorca ad Ibiza, come la Grecia. La Catalogna ha un PIL pari al 20% circa di quello della intera Spagna, 200 miliardi di euro, che si avvicina assai ai 180 miliardi della Grecia.

Il Governo di Atene è stato schiacciato dalla Troika, dal debito estero e dalla mancanza di una sua moneta e di una Banca centrale autonoma: da Bruxelles e da Francoforte hanno dato l'ordine di chiudere gli sportelli bancari, di bloccare ogni transazione economica e finanziaria. La Grecia è stata strangolata in due settimane.

Il sogno di essere una repubblica indipendente si trasformerebbe per la Catalogna in una realtà assai misera: anche Barcellona sarebbe costretta, come è accaduto ad Atene, ad accettare qualsiasi diktat europeo. Ballerebbe sui mercati finanziari come un guscio vuoto. Si sarebbe liberata dall'ingombrante controllo di Madrid, ma non certo da quello di Bruxelles e dal vincolo dell'euro.

Non è un caso che gli Scozzesi, che in tema di indipendenza hanno una storia assai lunga, alla fine abbiano deciso di rimanere legati all'Inghilterra: naturalmente, per soldi. Da soli, sarebbero spazzati via.

Il problema non è quello di reclamare una sempre maggiore autonomia dagli Stati da parte di territori sempre più piccoli, per giungere alla indipendenza politica senza però avere i poteri per poterla esercitare, ma quello di far riconquistare agli Stati la loro sovranità monetaria, finanziaria ed economica rispetto ai mercati globalizzati ed alle istituzioni sovranazionali.

Tutto il resto sono pie illusioni: autonomia piena ma sovranità vuota.

Catalogna indipendente: Barcellona peggio di Atene?

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