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Sul Governo Letta, rumori fuori scena

Come nella Commedia dell'arte, le battute a sorpresa sono parte integrante di un canovaccio ben collaudato. Il Take over sul PDL è fallito, ancora una volta.

Molto semplice, spiegare ciò che succede in politica. Al centro, prima Follini, poi Casini, quindi Monti, poi "non si sa bene chi", con la proposta Italia Popolare presentata al Teatro Olimpico a Roma ai primi di dicembre 2012, hanno cercato di spaccare Forza Italia/PDL per rifare un centro moderato, simil DC.

Ci ha provato anche Fini, chissà se teleguidato dall'estero che non gradiva Berlusconi al Governo, a prendersi il partito. Ma non c'è riuscito: gli ex AN ora contano meno di zero. Liquidati, dentro e fuori. Alfano è entrato nella delegazione del PDL al Governo insieme ad altri quattro ministri trattativisti, mentre l'ala dura stava fuori. Basta vedere le bordate del Capogruppo Brunetta, sparate un giorno dopo l'altro. Altro che governo amico!

Ora Berlusconi è riuscito ad espellere chi voleva fargli la fronda, o forse proprio sottraendogli la guida del partito: da Alfano a Quagliariello, all'ala di CL (Mauro, che già tentò di sostituire il PDL con la neocostituita Scelta civica di Monti all'interno del PPP e Formigoni), che sono ormai senza la vecchia casa, il PDL, e senza la nuova Forza Italia. Faranno un nuovo Gruppo parlamentare, ma non hanno né base elettorale, né programma: la conta si farà alle elezioni europee, in primavera.

Berlusconi ora ha le mani libere: può appoggiare e togliere il sostegno sui singoli provvedimenti, di volta in volta. Può attaccare sulla base delle aspettative prospettate dal Presidente Letta nelle dichiarazioni programmatiche di quest'oggi.

Chi è in grande difficoltà è il PD: è al Governo, e senza elezioni in primavera dovrà fare il Congresso. Il patto tra Letta e Renzi, se mai reggerà, diventerà un peso insostenibile per il resto dell'establishment: un ex democristiano al Governo ed un post-diessino alla Segreteria. Davvero troppo. Con Letta che non può fare operazioni di sinistra e Renzi che deve mordere il freno.

Adesso è Berlusconi che ha interesse al logoramento del PD e della nuova forza centrista... l'appuntamento è spostato alle Europee di primavera, dove si farà la resa dei conti, nella prospettiva delle nuove elezioni presidenziali americane. Obama non può più essere rieletto, i Repubblicani non hanno un leader e la Signora Clinton sembra assai in difficoltà.

La sponda estera di Berlusconi rimane l'amico Putin, che ha dimostrato di avere più peso di Obama, che ha dovuto fare una netta marcia indietro sulla Siria e non riesce a superare le difficoltà poste dal Congresso a maggioranza repubblicana che non acconsente ad un accordo sul Debito.

La Cancelliera Merkel, al di là delle fanfare, è in ultra minoranza: nel paese, senza più i liberali e con la neonata AFD che ha quasi ottenuto già il 4%; e nel Bundestag con i partiti di sinistra, tra SPD, Linke e Verdi, che sono la maggioranza numerica. La Germania sì che sembra ingovernabile.

In Italia tutto ora si gioca sul piano finanziario, con i cambiamenti di casacca sui manichini: Alitalia, Telecom, Monte dei Paschi, Intesa, Mediobanca. C'è chi non rinuncia all'asse del Nord, all'allineamento Torino-Milano-Trieste: Romano Prodi è tra questi, avendo ispirato più di una alleanza.

Nuovi collegamenti all'orizzonte con Londra, per evitare di essere fatti fuori dalle cordate francesi e tedesche.

Non mancheranno i colpi di scena.

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