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Doubling Wages and Increasing Welfare: China at Turnaround

La Cina ha cambiato paradigma di crescita e di competizione internazionale.

Raddoppiare i salari e più welfare: la svolta cinese.

C'è sempre chi pensa di essere spiritoso, e continua a commentare le vicende interne cinesi con gli occhiali occidentali, come se davvero potessimo vantare una qualche vera superiorità sul piano della civiltà, della democrazia e del rispetto dei diritti dei cittadini. Basta aprire i giornali europei per vergognarsi: sono migliaia le famiglie che vengono sfrattate in Spagna perché non riescono più a pagare le rate del mutuo, decine coloro che si sono tolti la vita per la disperazione in Grecia, decine di migliaia le aziende che hanno già chiuso i battenti in Italia.

Ergersi ancora a modello dei diritti dei lavoratori, censurando il ritmo infernale della produzione in Cina, è francamente un po' troppo: siamo stati noi consumatori occidentali a beneficiare per primi del maggior reddito disponibile per via dei più bassi prezzi delle merci importate, basati su salari infimi. Contemporaneamente le nostre imprese hanno cominciato a delocalizzare, per resistere alla concorrenza e mantenere alti i profitti: questa è la storia della bassa crescita dell'Europa negli scorsi venti anni. Prima con la caduta del Muro di Berlino e l'allargamento ad Est, poi con l'ingresso di India e Cina nel Wto, gli equilibri sono cambiati. Come affermava Ricardo, il lavoro va dove i salari sono più bassi: è una legge ferrea.

La crisi finanziaria del 2008 non ha travolto la Cina se non per la caduta improvvisa del commercio mondiale nel 2009: il suo sistema finanziario è rimasto indenne, perché chiuso. Il remninbi non è una valuta pienamente convertibile e gli investimenti all'estero sono attentamente controllati. Fosse stato così anche in Europa, ci saremmo risparmiate le perdite dovute agli investimenti fatti dalle banche inglesi, francesi, belghe, tedesche ed austriache in titoli ad alto rendimento che avevano come sottostante il pagamento dei mutui da parte dei cosiddetti debitori sub-prime americani. Non fossero stati vendibili all'estero con tanta facilità, le banche americane non avrebbero potuto creare i titoli salsiccia che hanno avvelenato ed ancora, essendo illiquidi, zavorrano i conti di tante istituzioni finanziarie e di tante Banche centrali. E se non ci fosse stata tanta voracità, non ci sarebbero stati gli investimenti in Grecia ed in Spagna, che hanno accumulato anno dopo anno un indebitamento sull'estero impressionante. Quello della Grecia ora è totalmente in mano agli Stati europei ed alla Bce: le banche francesi e tedesche, grandi creditrici di Atene, si sono scansate tempestivamente. Già, se... Ed intanto gli Italiani subentrano, aumentando il proprio debito pubblico, per contribuire al Fondo SalvaStati.

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