Facebook Pixel
Milano 26-apr
34.249,77 +0,91%
Nasdaq 26-apr
17.718,3 +1,65%
Dow Jones 26-apr
38.239,66 +0,40%
Londra 26-apr
8.139,83 +0,75%
Francoforte 26-apr
18.161,01 +1,36%

BCE e FED: i misteri delle Banche Centrali

Gestire i soldi non è mai facile ma gestire il denaro oggi è un'impresa infinitamente difficile

Le Banche Centrali, peraltro, sanno che nei prossimi due anni devono aumentare i tassi e che dovranno preparare i mercati e non farli scendere di colpo: il risveglio improvviso del sonnambulo che vive nel suo mondo è un momento assai pericoloso e foriero di choc.

La verità è semplice: gestire i soldi non è mai facile ma gestire il denaro oggi è un'impresa infinitamente più difficile di quando i corporate bonds rendevano il 5%, i BTP decennali il 7% e gli High Yield oltre il 10%. I gestori hanno enormi difficoltà oggettive a gestire i soldi con un free risk prolungato pari a 0%.

La necessità di rientrare dai costi e la pulsione all'ottenimento della performance come compensazione all'assenza di rendimento cedolare stanno forzando nei gestori una metamorfosi: da gestori, a speculatori che si basano sulla speranza di guadagnare. La speranza sui mercati è pericolosa e porta alla deificazione di concetti letali, come quelli del "put" delle Banche Centrali a eterno sostegno dei mercati.

I mercati vanno alla ricerca dell'equilibrio, quando ci sono disequilibri tra volatilità e redditività: in questo senso, l'allocazione ottimale è decisa dalla matematica, non dagli economisti, non dalle Banche Centrali e men che meno dai guru. Il lavoro del gestore deve essere quello di rispettare un rapporto accettabile tra rendimento oggettivo (non presunto) e rischio, cioè volatilità. L'alternativa è di cadere nella stessa spirale di "rischio a ogni costo" di un management messo costantemente davanti alla scelta "guadagnare di più o essere licenziati", come accadeva nel mondo finanziario negli anni precedenti al 2008.

Da adesso in avanti, o si opera con ottica di puro trading oppure qualunque asset va acquistato solo su correzione: anche se non ci sono le precondizioni per crolli, è venuto meno su quasi tutte le classi di asset quel rapporto minimo tra rendimento e volatilità storica che è alla base della convenienza strutturale.

Condividi
"
Altri Top Mind
```