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La questione fondamentale

Tante domande, ma una sola è decisiva


All'opposto c'è la Germania, dove, dopo un anno di crisi pesante della principale industria nazionale e dell'intero export, si discute se sia il caso di passare dal surplus di bilancio a un modestissimo 0.35 di disavanzo o se sia meglio aspettare che la recessione del manifatturiero si sia estesa a tutta l'economia prima di sporcare l'immacolato bilancio pubblico con 12 miliardi di spese per l'ambiente.

Per chi investe, ci sembra, non è decisivo sapere se l'SP 500 ha spazio per salire a 3100 (ce l'ha, anche se non subito) o se la Fed taglierà di 50 o di 75 punti base da qui a fine anno. Quello che è decisivo è capire se banche centrali e governi useranno le armi pesanti subito oppure quando le borse saranno già scese del 30 o se addirittura lasceranno che si scenda del 60 come nel 2008-2009. Il tempo ci darà la risposta, ma si può già adesso avanzare l'ipotesi che questa volta la pressione della politica e dell'opinione pubblica sarà tale, almeno in America, da costringere la Fed a mettere da parte qualsiasi idea di reazione ordinata e proporzionata e ad agire fin da subito con la massima energia. Se questo butterà giù il dollaro tanto meglio, visto dall'America, perché costringerà anche i fautori di una reazione lenta e meditata alla crisi (come la Germania) a darsi una mossa, pena vedere l'euro rafforzarsi proprio mentre la recessione si aggrava.

Insomma, la differenza tra un SP 500 a duemila e uno a mille, tra resistere per qualche mese prima della ripresa e vendere nel panico ai minimi, passa dalla velocità e aggressività della reazione monetaria e fiscale americana, posto che dalla Cina, la prossima volta, ci sarà da aspettare molto meno aiuto che nel 2008.

La nostra scommessa è il 2019 e la prima metà del 2020 procederanno senza scosse troppo violente e che solo più avanti le cose si complicheranno sul serio. Se una reflazione aggressiva, soprattutto di origine fiscale, dovesse davvero fare risalire l'inflazione, avere bond potrebbe diventare rischioso.

Ogni anno ha la sua croce, in ogni caso, ed è presto per farsi carico dei problemi del prossimo decennio. Per quest'anno si andrà avanti zoppicando e magari, ogni tanto, lamentandosi delle banche centrali se faranno qualcosa di meno del molto che hanno già promesso. A fine anno si farà un bilancio e si constaterà che utili molto simili a quelli del 2018 saranno da scontare a tassi molto più bassi. Forse non si faranno nuovi massimi, ma si potrà recuperare il terreno eventualmente perduto nei mesi precedenti.
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