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Il portafoglio regolato

Dirigismo e mercati, adattarsi senza appiattirsi


La volontà di serrare le file è evidente anche nell'altro campo, in particolare in Cina. Nello statuto delle imprese cinesi è oggi inclusa l'accettazione della guida del partito. Rappresentanti del partito siedono nei consigli d'amministrazione. I giganti della tecnologia, che si sognavano proiettati su scala globale e quindi più liberi da vincoli politici, sono stati ridimensionati nelle loro ambizioni e costretti a riconoscere il primato assoluto del partito.

Nel campo occidentale il dirigismo economico è visibile nella fine del divorzio tra banche centrali e Tesoro, nella trasformazione delle banche in filiali della banca centrale che erogano prestiti con garanzia pubblica, nella repressione finanziaria, nel controllo di curva. Sul piano fiscale lo vediamo nei debiti pubblici da tempo di guerra, nella voglia di alzare le tasse nonostante la monetizzazione del debito, nel livello di dettaglio minuzioso dei progetti di spesa, nel ritorno in auge del big government. Sul piano della politica industriale lo vediamo nella reregulation, nel protezionismo, nel climate change, nel passaggio dalla difesa della concorrenza alla difesa dei campioni nazionali, nella tolleranza dei nuovi monopoli tecnologici a condizione che siano politicamente allineati, nell'allargarsi del perimetro della sicurezza nazionale dall'industria militare classica all'insieme della tecnologia, con in testa i semiconduttori.
Chi investe non può che adeguarsi e cercare di mettersi nella scia di queste profonde trasformazioni. Se le banche centrali ci spingono verso il rischio dobbiamo stare nel rischio. Se i campioni nazionali sono oggetto di particolare attenzione dobbiamo privilegiare i leader di settore. Se la Cina diventa il grande avversario strategico dobbiamo conciliare le opportunità d'investimento in un grande paese in crescita con i rischi di sanzioni. Se climate change e sostenibilità diventano elementi identitari dell'ideologia occidentale dobbiamo sovrappesarli. Se i semiconduttori sono l'acciaio con cui si combatterà la prossima guerra, augurabilmente fredda, si deve accettare che incorporino multipli azionari più elevati della media.
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