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Il portafoglio regolato

Dirigismo e mercati, adattarsi senza appiattirsi


Detto questo, ci sono stati comunque momenti in cui il dirigismo del sovrano è stato esercitato con la mano leggera e altri in cui è stato pervasivo. Più forte nelle fasi di preparazione e di gestione di una guerra, meno visibile nelle fasi di ricostruzione postbellica. Più debole nelle fasi di boom, più forte dopo una crisi.
La fase attuale vede una decisa ripresa del dirigismo a tutti i livelli. C'è la sensazione che l'Occidente sia impegnato in una battaglia esistenziale per la sua stessa sopravvivenza come centro del mondo. C'è la volontà, forse la necessità, di creare un clima di mobilitazione. Cresce ogni giorno il numero di paesi oggetto di sanzioni, mentre Cina e Russia, che fino a dieci anni fa erano quasi-amici, sono oggi avversari se non nemici. La crescita della Cina, accompagnata dalla sua assertività manifesta, non è più la crescita di un magnifico mercato di sbocco, ma quella di un concorrente pericoloso che non nasconde le sue ambizioni.

C'è poi il malessere interno, cresciuto a ogni crisi e alimentato dalla stagnazione secolare del decennio scorso. E poi, naturalmente, c'è la pandemia.
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