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Ucraina: l'Europa paga e Mosca incassa

Mentre gli aiuti finanziari all’Ucraina graveranno integralmente sul FMI e sulla Unione Europea, a Mosca tornano la Crimea con le basi navali, le riserve sottomarine di gas e le entrate del turismo. Difficile fare peggio.

Leggiamo i giornali: il softpower quotidiano. Mentre l'America è lontana, all'Europa non rimane che raccogliere i cocci ucraini. L'Occidente farà la sua parte: mette mano al portafogli, perché servono aiuti per almeno 35 miliardi di dollari.

Il FMI ha già predisposto un piano per complessivi 14-18 miliardi, mentre l'Unione europea ne ha offerti 11 miliardi, di cui 3 a carico diretto del bilancio europeo, 5 miliardi da parte della BEI e 3 miliardi da parte della Banca per la ricostruzione e lo sviluppo. Ma c'è da capire bene chi mette davvero le risorse, visto che potrebbe accadere come per la Grecia: c'è andata una Troika composta da FMI-BCE-UE, ma i soldi ce li hanno messi prevalentemente i cittadini europei. Con gli Italiani esposti in modo più che proporzionale rispetto ai rischi da coprire in Grecia, precedentemente assunti da istituti tedeschi e francesi. Stavolta sono le banche italiane ad avere un bel po' di crediti verso l'Ucraina, non meno di 6 miliardi di dollari. Se e quanto di questi aiuti servirà a tutelare i crediti erogati dalle banche italiane in Ucraina non è noto. Non se ne parla neppure.

Una bella parte di questi aiuti finanziari all'Ucraina entrerà però nei forzieri della Russia. Una parte dovrà servire per pagare a prezzo pieno il gas, che non più sarà ceduto a sconto per via dell'affitto fino al 2047 della base navale di Sebastopoli, che si trova in Crimea: la Crimea è ormai russa e quindi non c'è più niente da pagare o da fornire a prezzo scontato. C'è poi una bolletta arretrata di 7 miliardi, per un contratto take-or-pay che non è stato onorato da Kiev. In terzo luogo c'è il rimborso di bond ucraini per 3 miliardi di dollari, emessi sulla piazza di Londra e sottoscritti dal Governo Russo nell'ambito di un accordo quadro di aiuti per 15 miliardi firmato a dicembre con le autorità di Kiev, dopo che il 29 novembre scorso era saltata a Vilnius la firma del Trattato di associazione tra Ucraina ed Unione europea.

In quella occasione, l'Unione si era presentata a mani vuote. Per di più, la proposta di associazione metteva in palese imbarazzo il Premier Yanukovich, che aveva ricevuto da parte della Russia l'invito a far parte di una area doganale.

La sterzata verso la Russia di Yanukovich, con l'accordo finanziario raggiunto in dicembre per 15 miliardi di dollari, aveva spostato definitivamente l'Ucraina sulla sponda opposta a quella dell'Unione. Per l'Occidente era uno smacco.
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