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#Coronavirus e #Sovranismi

Reazioni violente e colpevoli silenzi

C'è qualcosa di strano, sotto il profilo delle reazioni politiche dei diversi governi, in questa epidemia di coronavirus.

Da una parte, il virus si diffonde un po' dappertutto sull'intero pianeta, per via del movimento delle persone da un Paese all'altro.

Dall'altra, non solo la metodologia delle rilevazioni del contagio è assai disomogenea e non consente nessuna seria comparazione statistica, ma anche le reazioni dei governi sono estremamente diverse.

Ci sono misure draconiane in alcuni casi, ma colpevoli silenzi nella gran parte del mondo.

Sembra quasi che i governi reagiscano in modo deciso, temendo il peggio per sé, solo quando sono sovranisti e si sentono sotto attacco sul piano internazionale o interno. Oppure, quando debbono a loro volta contrastare le forze sovraniste che caratterizzano una parte del loro Paese.

Tutto tace in Corea del Sud e Giappone, così come in Germania, Francia ed Inghilterra: il fenomeno epidemico in corso ha una valenza esclusivamente sanitaria e non mette assolutamente in discussione la stabilità dei rispettivi governi. Sono tutti Paesi che continuano a mantenere fede nella globalizzazione: nessuno di loro si sogna minimamente di anteporre la Politica al Mercato. I contagiati, i ricoverati ed i morti per l'influenza stagionale ci sono, ma vengono probabilmente contabilizzati in modo indistinto rispetto a quelli colpiti da un morbo che ha sintomi febbrili e conseguenze a livello polmonare assai simili.

Dall'altra parte, con una diffusione assai preoccupante dal punto di vista epidemiologico rilevata ufficialmente, ci sono oggi tre Paesi: la Cina, l'Iran e l'Italia. Gli Usa sono nel mirino.

Guarda caso, sono tutti Paesi in cui la Politica ha, o cercherebbe di avere, un primato sul Mercato. Oppure, nel caso dell'Italia, si cercherebbe di ribaltare il ruolo dell'Unione Europea, che ne incarna le regole inderogabili.

Cina, in primo luogo. Inutile dire che sotto la guida del Presidente Xi è diventata il Paese sovranista per eccellenza: con il Piano China 2030 e con la sfida della Via della Seta ha voluto portare un attacco senza precedenti alla egemonia globale degli Usa, come solo l'URSS si sognava di fare, ma avendo risorse economiche enormemente inferiori.
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