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86 / Ma l’intervento della BCE basterà?

Date le differenti valutazioni espresse da osservatori e tecnici sull'intervento della BCE, potrebbe essere utile, a questo punto, tentare una analisi "punti di forza - punti di debolezza" sulle misure prospettate dalla Banca Centrale.

Punti di debolezza
  • In uno scenario ancora caratterizzato da prospettive assai incerte, non è affatto detto che i citati stimoli di natura monetaria portino a risultati concreti. Infatti non è affatto detto che le banche, nonostante i tassi particolarmente invitanti, decidano di spingere sugli impieghi dovendo dedicare la massima attenzione a non imbarcare ulteriore credito deteriorato, principale causa del depauperamento della già scarsissima redditività operativa.
  • Anche se le banche decidessero di voler spingere sul credito alle imprese, non è affatto detto che lo possano fare dovendo rispettare precisi limiti patrimoniali imposti da Basilea 3 e dovendo fare i conti con una tale massa di credito deteriorato preesistente da frenare ogni velleità di espansione creditizia. Poiché è ormai chiaro che questa massa di credito deteriorato non riesce a regredire con la metodologia convenzionale (vigilanza bancaria stretta, attento monitoraggio del fenomeno, crescenti accantonamenti), risulta evidente che bisognerà al più presto ragionare su soluzioni non convenzionali quali l'istituzione di bad bank private o pubbliche in grado di liberare il settore bancario dal deteriorato pregresso e rilasciare risorse da destinare al sistema azienda.
  • La BCE, a causa delle profonde differenze esistenti tra i Paesi dell'Eurozona e delle pressioni teutoniche, non ha potuto prevedere l'acquisto diretto e su vasta scala di titoli di stato per iniettare liquidità nel sistema (quatitative easing). Al contrario, ha dovuto ripiegare su un intervento meno efficace di "credit easing" consistente nella possibilità di acquistare dalle banche crediti cartolarizzati (ABS) aventi come sottostante crediti verso privati. In effetti, in questa maniera si limita il rischio di incentivare gli Stati ad indebitarsi maggiormente, ma si esclude dal "pacchetto" di interventi proprio quello strumento che molti economisti considerano il vero ed unico "bazooka" in mano alla BCE.

Purtroppo, il rischio che si corre in questi casi è che un intervento divenuto necessariamente troppo prudente per motivi politici possa migliorare le cose nel breve periodo, ma si riveli incapace di incidere in maniera strutturale su una crisi che appare resistente a tutti gli antidoti fin qui iniettati.

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