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G8: "From La Maddalena to L'Aquila"

Sulla strada del Protocollo di Kyoto
Tutto rimandato a Copenaghen, quindi, per tradurre in realtà quel famoso protocollo di Kyoto, che non rimanga solo un sogno irrealizzabile e delineare le strategie post-Kyoto. Con questo documento i paesi industrializzati si impegnarono a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra del 5,2% rispetto al 1990. Il negoziato venne stipulato a Kyoto, appunto in Giappone, nel dicembre 1997 durante la Conferenza COP3 della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Unfccc). La sottoscrizione iniziale dei paesi era un atto puramente formale.

Dal protocollo di Kyoto erano esclusi i paesi in via di sviluppo per evitare di frapporre ulteriori barriere alla loro crescita economica, questione non condivisa oggi dagli Stati Uniti, per l'esclusione dagli impegni dei grandi paesi emergenti dell'Asia, India e Cina. L'assenza degli Usa e della Russia hanno penalizzato per molti anni il lancio operativo dell'accordo, rimasto a lungo tempo "sospeso". Nel 2002 avevano ratificato l'atto già 55 paesi senza però coprire il 55% della produzione globale di emissioni di gas serra. Solo dopo la ratifica della Russia nel settembre 2004 si è superato finalmente il limite minimo previsto del 55% e data operatività al Protocollo. Restano, in ogni caso, ancora fuori paesi come Australia e Stati Uniti, rei di non aver ratificato l'accordo per paura di danneggiare il proprio sistema industriale.

Al summit del G8 approvando il documento sul clima si è data rilevanza all'opinione scientifica secondo la quale l'incremento della temperatura media globale al di sopra dei livelli pre-industriali non dovrebbe eccedere i due gradi centigradi". E' la prima volta che i Paesi industrializzati e quelli emergenti fanno proprie le opinioni fondate sulla scienza del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'Onu (Iccp).
Riguardo al mancato accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni di Co2 entro il 2050, il negoziatore indiano, Dinesh Patnaik, ha sottolineato come i Paesi industrializzati di non abbiano voluto determinare obiettivi di medio termine e di non essersi prodigati a fornire aiuti e tecnologie per aiutare le economie emergenti verso le energie "pulite". Quindi sostanzialmente un accomodamento momentaneo visto che tutto è stato rinviato a Copenaghen. Il Presidente Berlusconi ha definito "grande successo" del Vertice aquilano, l'accordo sul clima, evidenziando le "importanti aperture" di Paesi come la Cina e l'India, disposti ad alcuni impegni concreti e sottolineando anche il cambiamento della politica sul clima della nuova amministrazione americana, che insieme all'Europa vuole impegnarsi nella lotta al riscaldamento globale.

Le strategie di immagazzinamento della CO2
Per il momento a L'Aquila i capi di Stato sono andati poco al di là di dichiarazioni di principio, Sul piano strettamente pratico i Grandi riuniti all'ombra del Gran Sasso almeno una cosa l'hanno decisa: unire le forze per sviluppare le tecnologie per il carbon capture and storage meglio noto come CCS. Si tratta di catturare l'anidride carbonica che esce dagli impianti termoelettrici e "stoccarla" immagazinandola sotto terra. Il CCS è un proposito ambizioso ed uno degli argomenti affrontati nei dibattiti scientifici e soprattutto nei sogni delle imprese energetiche di tutto il mondo. Sono già numerosi i progetti- pilota per separare l'anidride carbonica e imprigionarla sotto la crosta terrestre, una tecnica che funziona, ma a costi elevatissimi e con l'aggravante che non tutte le geologie sono adatte a contenere la CO2.

Quindi mentre il pianeta si prepara a tagliare in maniera sostanziale le emissioni di non gas -serra non potrà fare velocemente a meno dei combustibili fossili, visto che per la produzione di energia elettrica il carbone genera circa la metà dell'energia americana il 70% di quella indiana e l'80% di quella cinese. Quindi l'unica possibilità tangibile di avere corrente elettrica in un pianeta "pulito" è quella del CCS.

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