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Il risparmio è nel DNA degli italiani

Il risparmio è nel DNA degli italiani.

Gli italiani nonostante la crisi provano a mettere da parte qualcosa perché altrimenti non vivono tranquilli. I pochi che ci riescono sono convinti che il loro sacrificio debba essere utilizzato per rilanciare l’economia, sostenendo le imprese affinché creino nuovi posti di lavoro e investano in ricerca e innovazione.

Il risparmio è nel DNA degli italiani. La prova ce l’ha fornita l’ACRI - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, che in occasione della 29^ Giornata mondiale del Risparmio ha diffuso un’indagine sugli italiani e il risparmio, realizzata in collaborazione con l’Ipsos. Da questa ricerca è emerso che anche in tempi di crisi gli italiani provano a mettere da parte qualcosa perché altrimenti non vivono tranquilli.

Stiamo parlando di quasi la metà degli abitanti della nostra Penisola, anche se poi tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Solo il 29% degli italiani, infatti, è riuscito nel 2012 a risparmiare, percentuale che, anche se bassa evidenzia un’inversione di tendenza rispetto al 28% del 2011. Inoltre scendono le famiglie in saldo negativo, dal 31% al 30%. Questi numeri forse rappresentano il segno che gli italiani hanno trovato un assestamento nella crisi, seppur a prezzo di notevoli rinunce.

Come sono le prospettive di risparmio per il futuro? Non troppo buone purtroppo, a causa della crisi che ha causato un serio peggioramento del tenore di vita di molte famiglie. A piangere lacrime amare sono soprattutto i lavoratori direttivi (manager, dirigenti, professionisti e imprenditori), per non parlare poi dei disoccupati e dei pensionati. Eppure la fiducia nell’economia europea continua a crescere, nonostante aumentino gli scettici verso l’euro, soprattutto sulla sua utilità nel lungo periodo.

Cosa ne pensano invece gli italiani del futuro del nostro Paese? La percezione non è buona, visto che un italiano su due è sfiduciato, mostrandosi afflitto non solo per le vicende economico-finanziarie ma anche per l’instabilità politica che continua a pesare sulla credibilità dell’Italia. Nel complesso il pessimismo è superiore al 2012, ma risulta assai inferiore rispetto al 2011. Come si fa a ritrovare lo slancio quando manca la fiducia, soprattutto quella dei giovani? Un grave dato che è emerso da questa indagine riguarda appunto i ragazzi tra i 18-30 anni, la cui fiducia sulla propria situazione personale ha registrato un vero e proprio crollo in un anno, dal 24% al 4%. Il loro futuro, dunque, appare molto buio e avaro di soddisfazioni, specialmente a causa delle difficoltà nel trovare un posto di lavoro.

Insomma i morsi della crisi continuano a farsi sentire e gli italiani non pensano che la situazione possa cambiare in breve tempo. Poco meno di tre italiani su quattro ritengono, infatti, che per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno almeno tre o quattro anni.
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