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Tassa di soggiorno: l'Italia si adegua al resto del mondo

La tassa di soggiorno esiste in quasi tutti i paesi del mondo
Nell'aria cresce odor di primavera mentre i turisti si affacciano copiosi nelle città d'arte del Bel Paese. Prima di tutte Roma, caput mundi, regina dell'Impero Romano e culla di tutte le culture e del cristianesimo. Quest'anno però per i vacanzieri d'oltralpe c'è una sorpresa che non sarà poi tanto gradita: la tassa di soggiorno.

Ebbene si, a partire dal 1° gennaio 2011 è stato introdotto nella città capitolina questo nuovo tributo, che permette a Roma di allinearsi alle altri grandi città europee e internazionali.

Per i giramondo come me, infatti, questa tassa non è affatto sconosciuta, visto che tutte le nazioni che ho visitato, dall'Oriente all'Occidente, la impongono senza remore nei confronti dei turisti. Si tratta di una tassa di entrata e/o uscita da Paese o di una percentuale fissa aggiuntiva sul conto dell'albergo, in base alle notti di permanenza.

Facendo una panoramica internazionale possiamo dire che a New York ci sono due tasse differenti a carico del turista: l'hotel tax pari al 14,75% del conto dell'hotel e la occupacy tax che costa circa 3,5 dollari al giorno.
Anche in Europa ci sono città decisamente care da questo punto di vista: ad Amsterdam il conto dell'hotel viene rincarato del 5%, a Budapest del 3% mentre a Barcellona del 7%. Meno cara Parigi, in cui la tassa di soggiorno varia da 0,20 a 1,50 euro al giorno a seconda della tipologia e del livello dell'alloggio.

In Italia questa novità si presenta come uno dei primi atti del federalismo fiscale e con il solito passo da lumaca, scatenando varie polemiche. Vale la pena ricordare che la tassa di soggiorno nasce da un concetto semplice: i turisti che visitano una città, utilizzano i servizi pubblici come ogni normale cittadino residente. E quindi utilizzano i trasporti pubblici, usufruiscono di fogne, strade, pubblica illuminazione, pesano in proporzione su traffico, pulizia della città e manutenzione. Tutti servizi che hanno un costo, e quindi al turista viene chiesto di dare un piccolo ma significativo contributo per la gestione di tutti questi servizi. Tale tassa peraltro rispetterebbe il principio costituzionale della proporzionalità, facendo pagare in base al livello di lusso della struttura ricettiva.


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