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Il lavoro dei nonni italiani vale l'1,2% del PIL

Il capitale sociale degli anziani
Chi trova un amico, trova un tesoro, recita un proverbio e chi trova un nonno? Nessuno ha mai pensato al valore dei nonni? Altro che tesoro! Il nonno è una ricchezza infinita, un patrimonio che nessuno riuscirebbe mai a quantificare.

Quando si pensa ai nonni, il pensiero va subito all'amore che i nonni nutrono per i propri nipoti. La fierezza e l'orgoglio di vedere, in vecchiaia, un prolungamento della propria vita, la spensieratezza di poter giocare e crescere il figlio del proprio figlio senza la responsabilità di doverlo educare, perché quello è compito dei genitori.

I nonni sono dei genitori in pensione, il loro "dovere" è già stato esplicato e nel loro status privilegiato c'è solo la felicità e la gioia di poter vedere e aiutare a crescere i propri nipoti.
Ma il nonno non è solo questo! Chi ha mai pensato quanto vale il lavoro di nonni in moneta sonante? La risposta ci è stata fornita dall'ultima ricerca dell'IRES, l'istituto di ricerche economiche e sociali della CGIL che nella sua indagine dal titolo "Il capitale sociale degli anziani", stima che il valore dei nonni italiani è di circa 18,3 miliardi l'anno, ossia per l'1,2% del PIL.

L'indagine si riferisce a quegli anziani che offrono attività d'aiuto informale, dando una mano in casa, badando ai nipotini oppure facendo del volontariato. Il dato è stato sviluppato sulla base di una serie di calcoli motivati da alcune elaborazioni sulle quantità di tempo che gli anziani spendono per gli aiuti volontari. Facendo un esempio pratico: la cura dei bambini.
Secondo l'analisi condotta dalla CGIL, il contributo degli anziani non si limita al valore intrinseco dell'attività, ma è a sua volta generatore di economie esterne positive, specie a favore delle donne, sia in relazione alla loro occupabilità che in generale a vantaggio delle famiglie italiane grazie al contributo che gli anziani offrono.

Parlando dell'occupazione in Italia, ci siamo mai chiesti quali benefici sono riservati ai i lavoratori che diventano genitori? Se si va a fare un confronto con i colleghi europei, si scopre che i papà italiani hanno diritto al congedo di paternità solo in caso di morte o grave malattia della moglie. Al contrario, in Francia, Spagna, Austria e Svezia. In questi Paesi, il papà ha diritto ad usufruire del congedo di paternità, che va da un minimo di 2 giorni della Spagna, ad un massimo dei 10 giorni della Svezia. Per quanto riguarda i congedi parentali di cui possono usufruire entrambi i genitori, fino all'8° anno del bambino, in Italia, il limite complessivo per entrambi i genitori è di 11 mesi, pagati al 30% dello stipendio, se non si superano determinati tetti di reddito. In Svezia, dopo la nascita del bambino, i genitori hanno diritto all'assegno parentale che è pagato per un totale di 450 giorni per bambino. 360 giorni sono pagati all'80% dello stipendio i restanti 90 con una cifra forfettaria.

Dopo questi dati è chiaro che in Italia, i nonni che fanno i baby sitter divengono una vera e propria necessità. La ricerca dell'IRES stima che, in Italia, ci sono quasi 7 milioni di nonni, per la precisione 6.911.000, di questi, circa 5,94 milioni circa si prendono cura dei propri nipoti, mentre 963 mila non lo fanno.

Secondo gli studi l'impegno dei nonni è valutato tra le 103 e le 194 milioni di ore ogni quattro settimane, che tradotto in cifre vale tra un minimo di 566 mila ad un massimo oltre 1, 063 milioni di euro per quattro settimane. Una cifra di tutto rispetto, non c'è che dire, ma nessuno ha mai pensato a quanto valgono le coccole?
Dai dati della ricerca emerge che in Italia l'impegno dei nonni, considerate anche le ricadute su redditi e consumi, vale tra i 7,3 e i 13,8 miliardi di euro l'anno, mentre la cifra del "risparmio" assicurato dal lavoro dei nonni, e' compresa tra i 496 milioni e gli 1,3 miliardi.


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