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Ecco i PIR: volano per le PMI e vantaggi fiscali per chi investe

Già ampiamente in uso nella maggior parte dei paesi europei, hanno debuttato sul mercato finanziario italiano a inizio anno. Parliamo dei PIR, i piani individuali di risparmio introdotti nel Bel Paese con l’ultima Legge di Stabilità. Obiettivo? Raccogliere dei fondi da destinare alle piccole e medie imprese italiane, strette ormai da anni nella morsa delle crisi ma per molti vera spina dorsale dell’economia, fondamentali perciò in un'ottica di ripresa e rilancio.

Il "giochino" funziona così: se investi in fondi che a loro volta destinano i capitali raccolti alle imprese, in particolare piccole e medie, otterrai sgravi fiscali. Doppia opportunità, dunque: da un lato il sostegno alle piccole e medie imprese che, per finanziarsi, possono contare su un canale aggiuntivo e alternativo alle banche sempre più restie a concedere fondi, dall’altro consentono alle famiglie di investire sul medio-lungo termine grazie all’incentivo fiscale che azzera le tasse per capital gain, dividendi, successione e donazioni.

Vi sembra di essere finiti nel paese dei balocchi? Aspettate ad esultare, perché per quanto la formula sia vantaggiosa e conveniente, ovviamente ci sono dei requisiti da rispettare:

L’investimento nel singolo PIR deve essere mantenuto per almeno 5 anni, mentre non è prevista una durata massima;

L’importo massimo che si può investire su un singolo PIR è di 30 mila euro:

L’investitore non può investire una somma superiore a 150 mila euro nei PIR.

I PIR sono gestiti direttamente dalle società di gestione del risparmio o dalle aziende assicurative. Sono riservati esclusivamente a persone fisiche, quindi non possono essere sottoscritti da persone giuridiche e possono essere costruiti anche in modo autonomo dai piccoli investitori; ossia un individuo può aprire un proprio conto PIR presso l’intermediario. Tuttavia, quest’ultima opzione appare molto difficoltosa da percorrere perché è ancora poco sviluppata in Italia.

pir
Come funzionano

I PIR possono investire in azioni, obbligazioni, quote di fondi di investimento e anche conti correnti bancari, rispettando alcuni vincoli:
  • il 70% delle risorse deve essere investito in strumenti finanziari emessi da imprese italiane o imprese europee che abbiano una stabile organizzazione in Italia;
  • del 70% sopra menzionato, almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari di imprese italiane che non fanno parte del paniere FTSEMIB;
  • non si può investire più del 10% in strumenti emessi dallo stesso emittente;
  • Una quota inferiore o pari al 30% può essere destinata a conti correnti o a conti deposito.

Il mercato potenziale
Secondo una prima previsione nelle casse delle aziende a media capitalizzazione potrebbero finire oltre due miliardi di euro. Nelle migliori delle previsioni i piani individuali di risparmio potrebbero addirittura attrarre risorse per circa sedici miliardi di euro.

Pir

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