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"Yes we did": Obama saluta l'America. Alla Casa Bianca è l'ora del Tycoon

Ribaltando ogni previsione Donald Trump, ex imprenditore edile che fa il suo esordio sulla scena negli anni Settanta, sbaraglia la sua avversaria, la democratica Hillary Clinton, data per superfavorita fino all'ultimo nei sondaggi, e grazie a una rimonta considerata una "mission impossible" dai più, con un invidiabile scatto da giaguaro, in extremis, strappa le chiavi della Casa Bianca dalle mani del presidente uscente Barack Obama già pronto a consegnarle all'ex first lady. E' l'8 novembre. La sorpresa, però, non arriva solo dall'esito del voto dei 145 milioni di americani chiamati alle urne, ma anche dai mercati finanziari che, non solo non reagiscono male, ma danno vita al già ribattezzato "trade Trump": boom di Wall Street, dove tutti e tre i principali indici segnano nuovi record storici e il Dow Jones sfiora i 20.000 punti.

BARACK AI SALUTI - Finisce dunque l'era Obama che, dopo 8 anni, saluta l'America davanti a 20mila persone e si congeda con un discorso, misto di commozione e speranza: "Yes we can", scandisce Obama, "and yes we did". Adesso il testimone passa ufficialmente nelle mani di un leader dal debolissimo background politico alle spalle che più atipico non si può: dai tratti somatici alle idee, alcune provocatorie, altre bizzarre come i suoi capelli, argomento pure quello, di discussione capace di monopolizzare l'attenzione di tanti.

ALEA IACTA EST - Ormai, il dado è tratto. Donald J. Trump è pronto ad insediarsi nell’Ufficio Ovale della Casa Bianca. Il 20 gennaio, sui gradini di Capitol Hill a Washington, il 45° Presidente degli Stati Uniti giurerà sulla Costituzione, come tradizione vuole.

Una vittoria, fuori da ogni pronostico, ma destinata a ridisegnare i confini della politica, anche a livello mondiale.

WASHINGTON CHIAMA CREMLINO - Tanto per cominciare, attivare un canale privilegiato con Mosca e riuscire laddove, secondo alcuni, Obama aveva fallito spegnendo quel focolaio di tensione con la Russia.

THE WALL - Trump non ci pensa proprio ad indietreggiare e assicura di voler dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale: "Avevo detto che avremmo costruito un muro al confine con il Messico e il muro verrà costruito. A chi mi chiede se lo pagheranno gli americani, rispondo che in qualche modo sarà il Messico a rimborsarci".

TRUMP - EU, ODIO A PRIMA VISTA - "A rischio gli equilibri mondiali": con queste parole, tutt'altro che al miele, Jean Claude Juncker aveva salutato l'elezione del tycoon. Per tutta risposta, il nuovo presidente designato degli Stati Uniti non si era fatto vivo con Bruxelles. Risultato: Juncker snobba Trump e Trump snobba Juncker. Le premesse non sono affatto buone. A meno, perciò, di una inversione di rotta dell'ultima ora, l'Unione Europea sarà più sola.

LE NUOVE REGOLE DELL'ECONOMIA - Dagli accordi di libero commercio come il TTIP con l'Europa, il NAFTA con il Messico e il TPP con l'area del Pacifico alla necessità di riscrivere le nuove regole del governo della finanza. Obiettivo? riconsegnare agli Stati Uniti lo scettro del comando caduto negli anni 90 nelle mani dei grandi fondi privati.

Tanti i temi caldi anche sul tavolo della politica interna.

IMMIGRATI, TASSE, SANITA', RIVOLUZIONE IN 100 GIORNI - Sul tavolo del magnate americano, dunque, tre grandi temi e 100 giorni per mettere in atto la rivoluzione.
Sarà anzitutto stretta sull'immigrazione e sull'ingresso dei musulmani in America, come aveva promesso durante la campagna elettorale, infuocata dall'allarme terrorismo.

VERSO IL TAGLIO DELLE TASSE - Sul fronte economico gli indizi portano tutti ad una politica intenzionata a dare una bella boccata di ossigeno al ceto medio, morso dalla crisi, e per molti, vero ago della bilancia che ha punito Clinton&Company. Il piano Trump prevede una riduzione delle imposte sulle persone fisiche e un netto taglio alle imprese portando l’aliquota dal 35% al 15%.

OBAMACARE ROTTAMATO - Novità in arrivo anche sul piano sanitario. L'Obamacare? "un completo e totale disastro. La riforma della sanità sarà abrogata e sostituita da un nostro programma", Trump conferma l'intenzione di voler smantellare questa sorta di assistenza sanitaria pubblica. Gli americani si preparano a salutare l’Obamacare, da molti considerata una delle riforme più importanti mai introdotte negli Stati Uniti d’America, che sta per essere rottamata con il neo-presidente che punta ad una liberalizzazione tout court e a una defiscalizzazione delle polizze.

BYE BYE DODD-FRANK - Pronta a fare i bagagli anche la Dodd-Frank, la legge approvata nel 2010 sull’onda della crisi, considerata uno dei successi di Barack Obama. Trump, infatti, non si smuove di una virgola ed è intenzionato a rottamarla: “L’economia della Dodd-Frank non funziona per i lavoratori. Sarà sostituita con nuove politiche che incoraggiano la crescita economica e la creazione di lavoro".
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