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Chi paga i ritardi biblici della PA

Il sistema Italia onora i debiti "a babbo morto"
Secondo la CGIA di Mestre quasi un terzo dei fallimenti di imprese sono da imputare ai ritardi di pagamento. Secondo l'ANCI gli enti locali hanno in cassa circa 4 miliardi immediatamente pagabili, ma bloccati dal patto interno di stabilità. Dal marzo 2011 è operativa una direttiva comunitaria che rafforza la tutela degli interessi dei creditori, definendo tempi certi di pagamento e interessi di mora pari al tasso base BCE maggiorato dell'8%. La direttiva andrà recepita entro due anni.

Il Governo Monti con il decreto Liberalizzazioni ha temporaneamente accantonato le misure sui pagamenti dei crediti, che prevedevano un termine perentorio di 60 giorni ed un tasso di mora dell'8%. Nel decreto, comunque, il governo Monti ha stanziato 5,7 miliardi per smaltire almeno parte dei debiti commerciali della PA. Ben poca cosa se si considera che proprio il Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha ammesso l'entità del problema, indicando che il monte crediti vantato dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione ammonta a ben 100 miliardi di euro. "Non pagare per mesi e trimestri e, qualche volta, per un semestre è un comportamento che sfiora la disonestà", ha sottolineato il ministro, secondo cui l'obiettivo del governo è "ridurli restando coerenti con gli obiettivi di finanza pubblica".

Da più parti sono giunte sollecitazioni affinché l'esecutivo recepisca in tempi strettissimi la direttiva europea. Gruppi di interesse, associazioni di imprenditori e media hanno fatto appello al Premier Mario Monti perché si proceda con rapidità, specie dopo i ripetuti casi di suicidio di imprenditori, nascenti proprio da una situazione che spesso diventa intollerabile.

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