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La "forbice del diavolo"

Il cambiamento di rotta
Dopo qualche tempo, si manifestò un secondo segnale, piccolo ma significativo: ci si accorse che l'attività della tanto attesa Commissione di inchiesta sulla crisi finanziaria americana (presunta emula della temuta Commissione Pecora che negli anni '30 aveva inquisito politici e banchieri ritenuti corresponsabili della "grande crisi") andava virando, senza dare troppo nell'occhio, verso una tranquilla indagine conoscitiva.

La virata era, tra l'altro, autorevolmente testimoniata dal Presidente della commissione stessa (questa volta, si badi bene, un politico e non un procuratore come nel 1930) che andava chiarendo ai quattro venti (prima che qualcuno potesse spaventarsi davvero) di voler puntare a ricostruire i fatti, non ad "incastrare qualcuno". Successivamente, sempre più perplessi da questi segnali di immobilismo, ma ancora in spasmodica attesa del "grande evento" (come nel "Deserto dei Tartari"), ci si rese conto che, in realtà, tutti quei fattori di rischio che erano stati ben individuati da economisti, tecnici e politici come le cause della "grande crisi da avidità" continuavano a sopravvivere, difendendosi proprio come esseri viventi dotati di istinto di conservazione.

Addirittura, a ben vedere, questa autodifesa non si dimostrava neanche particolarmente complessa: non assistevamo, infatti, come ci saremmo aspettati, a terribili scontri politici, a serrati confronti tra schieramenti neo liberisti e fautori del controllo pubblico sull'economia, a "muro contro muro" su proposte di modifiche radicali dei meccanismi finanziari. Semmai eravamo spettatori impotenti della lenta, ma inesorabile consunzione di tutte le proposte di cambiamento volte ad evitare il ripetersi di situazioni ad elevatissimo rischio per il sistema finanziario mondiale.
Osservavamo così, ammutoliti, come tutte le misure proposte, quali, ad esempio, la previsione di precisi limiti all'attività speculativa delle banche, la regolamentazione dei derivati, la razionalizzazione degli organi di vigilanza, l'individuazione di nuove regole per le società di rating, la regolamentazione dei bonus ai managers, semplicemente si dissolvevano e svanivano sotto l'azione coordinata delle lobbies.

Al momento, di tutti questi tentativi di riforma non me ne viene in mente uno che sia arrivato al traguardo o che stia perlomeno marciando spedito verso la realizzazione.

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