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Brain Drain: cervelli in fuga

Ogni anno migliaia di neo-laureati scelgono di migrare verso un paese estero, cambiando radicalmente vita, in cerca di un lavoro.

Una vana speranza: il programma Montalcini

Il problema della fuga dei cervelli ha raggiunto, negli ultimi anni, dimensioni così importanti da richiedere un intervento diretto del governo. Per arginare la fuoriuscita di "materia grigia", è stato indetto, nel 2009, un pacchetto di finanziamenti intitolato a Rita Levi Montalcini, una delle illustri menti italiane.

La manovra, tuttora in vigore, prevede un cofinanziamento statale per l'assunzione a tempo determinato di giovani scienziati all'interno di noti atenei. Il contratto standard previsto è di tre anni con possibilità di rinnovo per altri tre.

Peccato che, a quattro anni dal primo bando, il progetto abbia al suo attivo soltanto 29 scienziati, i vincitori del primo bando. Qualcosa deve essersi inceppato, numerose sono le proteste di coloro che hanno fatto domanda ed ancora non hanno ricevuto risposta. Un bando è addirittura saltato. E dopo i tre anni? Non è neanche assicurato il rinnovo, e gli scienziati, meno giovani, sarebbero ancora meno competitivi.

Una toppa dunque, piuttosto che una soluzione.

Last but not least: la burocrazia

Perché non c'è solo chi all'estero il lavoro lo cerca, c'è anche chi il lavoro lo crea. Semplificazioni. Questa la parola d'ordine. Se si vuole aprire una start-up a Londra, ad esempio, basta effettuare una procedura online e versare una cifra che varia tra le 15 e le 200 sterline. Semplice, veloce e senza alcun notaio da pagare.

Nonostante il Decreto Sviluppo Bis, molte start-up italiane decidono di aprire all'estero, o di spostarcisi nel breve periodo. Secondo un recente studio della fondazione "Mind The Bridge", ben l'11% delle start-up italiane ha deciso di incorporarsi all'estero.

Cosa fare per evitare la partenza?

Se la propria situazione non è delle più rosee ma non si ha voglia di fare le valigie, tra le tante cose, si può scrivere una lettera ad un giornale, come ha fatto Antonio Cascio. Una lettera che denuncia la disastrosa situazione italiana, alla quale il premier Letta ha deciso di rispondere in prima persona. In un intervento sul suo blog, il premier si "scusa con chi è costretto ad emigrare". Si scusa da parte di "una politica che per anni ha fatto finta di non capire e che, con parole, azioni e omissioni, ha consentito questa dissipazione di passione, sacrifici, competenze". "Il debito più pesante che stiamo contraendo è nei confronti dei giovani. È un errore imperdonabile" prosegue, e li rassicura: "Per questo ho ripetuto più e più volte che la priorità del governo sono proprio loro".

Non si può far altro che sperare che Letta mantenga la promessa, per il proprio futuro, quello dei propri figli, quello del proprio paese. Nel frattempo, però, un corso di lingue è caldamente consigliato.

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