Facebook Pixel
Milano 25-apr
33.939,75 0,00%
Nasdaq 25-apr
17.430,5 -0,55%
Dow Jones 25-apr
38.085,8 -0,98%
Londra 25-apr
8.078,86 0,00%
Francoforte 25-apr
17.917,28 0,00%

Brain Drain: cervelli in fuga

Ogni anno migliaia di neo-laureati scelgono di migrare verso un paese estero, cambiando radicalmente vita, in cerca di un lavoro.

La ricerca, un investimento per il futuro? Non in Italia

Per i ricercatori, in particolare, sembra andare addirittura peggio. I nostri ricercatori valgono cinque volte di meno dei colleghi internazionali. Questo il fatto sconcertante tirato in ballo dalla neo-senatrice e neurobiologa Elena Cattaneo. "I miei colleghi italiani percepiscono in media 1.600-1.700 euro al mese. All'estero le offerte sono cinque volte tanto".

Secondo uno studio recente del Times Higher Education che stima il valore di un ricercatore in base a vari parametri quali gli investimenti, i benefit, i premi di risultato ed altri, un ricercatore in Italia vale 14.400 dollari. Una cifra irrisoria se paragonata ai 93.000 dollari della Corea del Sud ed ai 73.000 dell'Olanda. Una cifra che ci fa "guadagnare" un misero ventiquattresimo posto.

"È chiaro che nel nostro Paese c'è un problema di retribuzione di chi fa attività di laboratorio" afferma Roberto Cingolani, direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia. "Non sono contrario alla fuga dei cervelli, è bene che i nostri ricercatori vadano fuori, facciano esperienze. Il problema è che non c'è il bilanciamento: entrano in pochissimi". Ma il problema del salario non è l'unico. Secondo il direttore scientifico: "Non riusciamo a offrire nemmeno grandi strutture scientifiche dove fare attività. Di conseguenza non siamo per nulla attraenti". Si dovrebbe dunque "investire nella creazione di punti di attrazione, di veri e propri magneti che attirino uno alla volta i migliori cervelli".

Il problema di fondo è che in Italia si spende poco, troppo poco, per la ricerca. Eppure, in un periodo di crisi come questo, proprio la ricerca potrebbe essere uno degli elementi trainanti che ci consentirebbero di uscire da una delle più gravi crisi economiche della storia. L'innovazione come una delle medicine per la recessione. Lo sostiene Napolitano, secondo il quale "c'è la necessità di investire in ricerca e innovazione, perché su questo ci giochiamo il nostro futuro". Lo sostengono, insieme a lui, tanti altri esponenti della nostra classe politica. Purtroppo però, tanto si è detto quanto poco si è fatto.

Così, come per tutti gli altri "cervelli", anche per i ricercatori la soluzione è quella di spostarsi.
Condividi
"
Altri Speciali
```