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Lo shopping del nuovo millennio? E' "social" e in gruppo

Due parole su Groupon
Quasi inutile dire che la regina del social shopping è al momento Groupon, un'azienda lanciata nel novembre del 2008 e subito definita una delle "hottest start up" del momento. Del resto il buongiorno si vide da subito: il primo esperimento dei due fondatori, quello cioè di offrire a metà prezzo la pizza del ristorante che si trovava al primo piano del palazzo in cui risiedeva la società, fu subito un successo.

Ovviamente l'azienda non è la sola in questo tipo di servizio: nel mondo, si legge su Wikipedia, vi sono oltre 500 siti simili (più di 100 solo negli States) ma, a quanto pare, praticamente nessuno è al momento in grado di eguagliarla. Ci sta provando Google con Google Offers dopo aver tentato, invano, di acquistare la gallina dalle uova d'oro Groupon per 6 miliardi di dollari.

Eppure, nonostante la capillare diffusione nel mondo, le cifre da capogiro più volte diffuse dalla compagnia e l'evidenza (alzi la mano chi non ha mai aderito a una sua promozione o non conosce Groupon-dipendenti) da un po' di tempo sta circolando il rumor che vuole il colosso dei gruppi di acquisto in procinto di chiudere. Molti altri siti cloni lo hanno già fatto, e questo non è un mistero. Innanzitutto, alcuni analisti stimano che l'azienda si trovi in uno stato di perdita e forte indebitamento, al punto da parlare di "Schema Ponzi".

Sembra inoltre che in sede di Ipo, la Securities and Exchange Commission statunitense stia trovando un po' di magagne, come per esempio poca trasparenza da parte del Gruppo nella dichiarazione del proprio fatturato, che è risultato essere "gonfiato del doppio", in quanto tiene conto anche della quota di retrocessione destinata ai merchant. Ma anche l'uso di principi contabili non standard, con i quali quelli che sono grossi buchi di milioni di dollari figurano come utili operativi di tutto rispetto.

Intanto lo sbarco a Wall Street continua ad essere posticipato, ufficialmente per l'attuale momento di turbolenza dei mercati. Al di là delle voci di corridoio, spesso riportate da quotidiani finanziari più che noti, a dare un responso ci penserà il tempo. Allora si saprà se il fenomeno dei gruppi di acquisto sarà destinato a durare oppure se sarà una delle tante bolle che hanno caratterizzato l'era di Internet. Perché se cade Groupon, cadono anche i siti minori, questo sembra ovvio.

Intanto, chi può e non lamenta carenze nello shopping sociale, continui ad approfittarne!

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