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JFK l'uomo della speranza. Intervista a Furio Colombo

J.F. Kennedy: l' uomo della speranza che segnò un'epoca. Intervista al noto giornalista, scrittore e politico italiano Furio Colombo


Disse il Presidente Kennedy: "Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana". Nel suo riformismo politico, possiamo dire che sia stato coerente con questo suo pensiero?

Senza dubbio. Nel momento in cui la Casa Bianca, prevalentemente attraverso Robert Kennedy come Ministro della Giustizia, ha costruito un ponte con il movimento dei diritti civili e un altro un ponte con il grande sindacalismo americano, in quel momento ha fatto esattamente le due cose che richiedevano coraggio, integrità e coerenza, non solo perché le aveva dette e promesse in campagna elettorale e nel corso del discorso inaugurale, ma anche perché era autore di un libro, l'unico libro di un candidato alla presidenza degli Stati Uniti che abbia mai avuto il premio Pulitzer, premio letterario ambitissimo, e che era "Profili del coraggio".

"Profili del coraggio" è uscito un anno prima che Kennedy diventasse candidato e diventasse presidente e, proprio nel momento in cui era soltanto un promettente senatore, un giovane senatore tra cento altri, esattamente 99 altri, ha ricevuto il premio Pulitzer che designa un libro scritto particolarmente bene per proporre valori particolarmente alti.
"Profili del coraggio" era la storia di coloro che, avendo responsabilità politica, si prendono integralmente il peso di quella responsabilità anche se rischiano l'incomprensione e l'impopolarità. Non c'è dubbio che J. F. Kennedy, insieme al fratello Ministro della Giustizia, hanno preso la responsabilità di spaccare il partito democratico nel momento in cui hanno sostenuto Martin Luther King, i Freedom Riders e il movimento per i diritti civili.

Come King hanno capito che bisognava muovere il paese verso la Costituzione, verso la legge. E' stata la prima grande rivoluzione, all'interno di un paese democratico, che non fosse contro la legge e in richiesta di nuove leggi, ma che fosse per la Costituzione e per la richiesta di applicazione integrale dei valori costituzionali.

Questo spiega la frase del discorso di apertura di Kennedy quando dice: "Non chiedetevi che cosa il paese può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per il paese". Bene, Martin Luther King e il Movimento per i diritti civili hanno fatto esattamente ciò che potevano fare per il paese, renderlo uguale come la Costituzione sanciva e profittando di un grande vantaggio per gli Stati Uniti. Vantaggio che, del resto, abbiamo anche noi italiani, per ragioni e per storia diversa, ma che è un vantaggio del quale dovremmo tener conto, quello di avere una Costituzione più alta dello stato, della condizione morale, politica, psicologica, culturale in cui si trova il paese in quel momento. In questo modo i cittadini possono invocare la Costituzione invece che battersi per annullare certe leggi e per avere altre leggi.

Nasce un nuovo tipo di rivoluzione che è esattamente: chiedetevi quello che potete fare per il vostro paese. Queste persone lo hanno fatto, Martin Luther King lo ha fatto, le decine di migliaia di persone, compresi coloro che hanno dato la vita negli Stati Uniti del Sud, lo hanno fatto, e gli Stati Uniti hanno oggi il presidente Obama perché avranno avuto allora il presidente Kennedy.
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