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JFK l'uomo della speranza. Intervista a Furio Colombo

J.F. Kennedy: l' uomo della speranza che segnò un'epoca. Intervista al noto giornalista, scrittore e politico italiano Furio Colombo

Kennedy e Obama: Quali sono i punti di parallelo tra i due presidenti?

Possiamo vedere alcuni oggettivi ed alcuni soggettivi. Di oggettivo c'è quello che è stato il titolo di uno splendido film di altri tempi che è "The Loneliness of the Long Distance Runner", "La solitudine del corridore di fondo". Entrambi, Kennedy ed Obama, soffrono di questa solitudine nel senso che i loro stessi partiti, le loro stesse maggioranze o minoranze nella Camera e nel Senato, non sono esattamente la loro casa perché si avvicinano e si allontanano a seconda della convenienza, mentre personaggi come Kennedy e come Obama non si avvicinano e si allontanano, restano fermi piantati nei propositi che hanno enunciato, nei programmi che si sono dati e nelle promesse che hanno fatto e questo porta solitudine.

E questo tratto oggettivo che si vede da lontano, spetta a noi dire se è vero, ed è il mio parere e anche quello di alcuni commentatori americani, è la solitudine dell'uno e dell'altro.
In tutti e due i casi, anche nei momenti difficili, anche nel momento in cui il Congresso se ne va e si perdono le frange di maggioranza spaventate di senatori e di deputati, i due personaggi non hanno mai, Kennedy e non ha mai finora Obama, cambiato ed oscillato.

Dal punto di vista soggettivo entrambi hanno avuto una visione molto chiara: non si governa attraverso una classe dirigente che viene da altrove, cioè dalla politica e che, poi, coopta un po' per volta le persone adatte a partecipare al mondo delle decisioni, si governa insieme ai cittadini, cioè con una base molto ma molto più larga. Kennedy ha avuto questa base molto larga e l'avrebbe avuta più larga in futuro.

C'è stato un presidente repubblicano Reagan che ha avuto questa intuizione di rivolgersi alla gente e ai cittadini molto più di quanto non si rivolgesse al Congresso e gli ha fruttato molto sostegno, persino nelle cose che alcuni di noi giudicano tremendamente sbagliate però, per mano di un presidente, incredibilmente affascinante.

Il caso di Obama è reso più delicato dal fatto che Obama si rende conto benissimo di essere un presidente nero e si rende conto benissimo che per questa ragione è un presidente di minoranza. Ha preso con estrema abilità la decisione di non essere il presidente dei neri nello stesso modo in cui John Kennedy aveva preso la decisione di non essere il presidente dei bianchi.
Per cui, così come John Kennedy ha ignorato coloro che pensavano che il Sud sarebbe stato molto migliore se avesse tenuto i neri al loro posto, allo stesso modo Obama, anche se forse ha deluso un po', sta attento a non finire per essere il presidente dei neri, come i suoi avversari desidererebbero ardentemente che sia, ma insiste nell'essere il presidente degli americani.

In questo modo ha inaugurato un periodo estremamente nuovo, che resterà nuovo anche quando Obama non sarà più il Presidente degli Stati Uniti portando, quindi, ad uno scatto di avanzamento nell'insieme politico, psicologico, culturale, umano del paese esattamente come era accaduto con Kennedy.

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