Il
petrolio chiude l’ottava in moderato rialzo, registrando un
incremento dell’1,43% a 53,17 dollari al barile, dopo il piccolo recupero di venerdì. Il mercato in realtà è stato frenato dai segnali di un recupero della produzione in USA, dopo il report settimanale di Baker Hughes sui pozzi attivi, che vanifica il recente taglio OPEC.
Pesa anche il dollaro forte, che scoraggia gli acquisti.
Settimana brillante invece per il
gas naturale, che mette a segno un
rialzo del 5,84% a 3,391 dollari per milione di BTU e prosegue un movimento di alti e bassi dettato dal clima e dalle alterne fasi della domanda. A sostenere il gas hanno contribuito i dati sugli stoccaggi che sono calati più delle attese di 119 BCF.
Chiude in calo invece il
grano, che riporta un
ribasso settimanale dell’1,81% a 420,50 cent per bushel, in linea con la performance debole del complesso del mercato agricolo statunitense. A frenare le granaglie è sempre il dollaro, che scoraggia l’export e la competitività del frumento a stelle e strisce.
Quotazioni di nuovo giù per l’
oro, che chiude in
ribasso dell’1,37% a 1.188,4 dollari l’oncia, in risposta alla forza relativa del biglietto verde ed al rally messo a segno dai mercati statunitensi, che ha distolto l’attenzione dai cosiddetti beni rifugio. Ad innervosire il metallo prezioso ha contribuito anche il dato del
PIL USA del 4° trimestre, uscito venerdì e risultato sotto le attese, che avrà
ripercussioni sulla politica economica della nuova amministrazione Trump e sulla Fed.
Ottava in rally per il rame, che è rimbalzato del
2,41% a 2,68 dollari la libbra, recuperando le perdite accusate in precedenza. Il metallo rosso torna a correre sulla scommessa di politiche più orientate alla crescita sia in Cina che in USA e
beneficia dell’ottimo dato sul PIL cinese, che consente a Pechino di centrare il target dell’anno. Delusione invece per il PIL USA, che porta la crescita annua ai minimi dal 2011.