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Il punto sulle commodities 9 maggio 2017 - [video]

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Ancora giù le quotazioni del petrolio che ha chiuso la settimana, venerdì 5 maggio, a 46,22 dollari al barile, con un calo del 6,3%. Il greggio continua a scontare un'offerta abbondante e scorte su livelli record, mentre la produzione da Shale Oil è in costante aumento, secondo l'ultimo report di Baker Hughes. Questo fattore pone in secondo piano la possibilità di un nuovo accordo fra OPEC e produttori esterni al cartello, anche se il governatore Adeeb Al-Aama ha affermato che cresce il consenso in seno all'OPEC per il raggiungimento di un nuovo accordo sul taglio produttivo deciso lo scorso novembre.

Il prezzo del gas naturale è sceso marginalmente, chiudendo la settimana in calo dello 0,3% a 3,266 dollari per milione di BTU. Ancora una volta è l'andamento degli stoccaggi a determinare la direzione del mercato, con l'EIA che ha rilevato un aumento superiore alle attese di 67 BCF nell'ultima settimana contro i 61 attesi.

Quotazioni di nuovo in salita per il grano, che ha chiuso la settimana in progresso del 2,15% a 427,50 cent per bushel, galvanizzato da un clima inclemente. Diversi centimetri di neve sono caduti in Kansas la scorsa settimana, mettendo a rischio gelate il raccolto del grano rosso invernale.

Altra settimana drammatica per l'oro, che ha ceduto il 3,3% attestandosi venerdì a 1.226,9 dollari l'oncia. Il metallo prezioso continua a risentire della prospettiva di nuovi rialzi dei tassi USA dopo che la Fed si è riunita la scorsa settimana. Sebbene il FOMC abbia lasciato fermo il costo del denaro, vedono anticipati altri due rialzo quest'anno, il più vicino probabilmente a giugno. Ne ha beneficiato il dollaro apprezzandosi e ne ha fatto le spese l'oro che si muove specularmente al biglietto verde. L'attesa per le elezioni francesi, il cui esito era scontato, ha avuto ben poco impatto sul metallo.

Il rame ha chiuso l'ottava in pesante calo, riportando un decremento di quasi il 3% a 2,52 dollari la libbra. A penalizzare il metallo rosso ha concorso l'apprezzamento del dollaro, ma anche i segnali di rallentamento della domanda cinese.
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