Settimana in rally per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a 49,89 dollari al barile, con un forte incremento del 5% su base settimanale. A sostenere le quotazioni del greggio hanno contribuito le scommesse di una estensione dell’
accordo OPEC sui tagli produttivi e il calo dei pozzi attivi in USA ai minimi da giugno, rilevato settimanalmente da Baker Hughes. Invece,
le scorte continuano a salire per gli impatti degli uragani.
Il
gas naturale ha chiuso invece in
rialzo del 4,64% a 3,024 dollari, ai massimi degli ultimi 4 mesi. Il prezzo viene sostenuto dalle previsioni meteorologiche, che indicano temperature ancora oltre la media stagionale questa settimana e, quindi, una domanda di elettricità per il condizionamento insolitamente elevata in questo periodo dell’anno.
Quotazioni in fortissimo aumento per il
grano, che ha chiuso l’ottava in
aumento dell’8,52% a 449 cent per bushel. Il frumento ha beneficiato del taglio delle stime sul raccolto USA elaborato dalla società di consulenza Informa, incorporando gli effetti della siccità e delle preoccupazioni per un peggioramento delle condizioni climatiche in Australia.
L’
oro si è mosso fra
alti e bassi anche la settimana scorsa, terminando venerdì a 1.321,3 dollari l’oncia, con un ribasso dell’1,93%. Il metallo prezioso ha espresso prudenza in vista dell’approssimarsi della riunione di politica monetaria della Fed, per la quale non vi sono certezze, dato l’orientamento confuso dimostrato dai membri del FOMC negli ultimi mesi.
Il prezzo del
rame è scivolato di oltre il 3% a 2,93 dollari la libbra, proseguendo il movimento di correzione dai massimi raggiunti di recente. A penalizzare i metalli ha contribuito l’incertezza dei mercati globali e la volatilità dei cambi in attesa di appuntamenti chiave con la Fed.