Ancora una settimana in rally per il
petrolio, che
ha chiuso venerdì a 55,64 dollari al barile, con un incremento del 3,23%. Il mercato continua a scommettere sul bilanciamento dell'offerta, in vista dell'estensione dell'
accordo OPEC sui tagli e del persistere delle tensioni con l'Iran. A sostenere il crude anche il calo settimanale delle scorte USA e l'ennesima riduzione dei pozzi attivi rilevata da Baker Hughes.
Il
gas naturale ha chiuso in fortissimo rialzo, riportando un
aumento dell'8,43% a 2,984 dollari. Sul prodotto energetico hanno influito le previsioni meteo che indicano un calo delle temperature ed un aumento della domanda per il riscaldamento, mentre i dati sugli stoccaggi sono risultati deludenti.
Ottava fiacca per il
grano, che chiude con un
lieve decremento dello 0,35% a 425,75 cent per bushel. Le quotazioni si sono mosse fra alti e bassi, mostrandosi tendenzialmente deboli, di riflesso al progressivo apprezzamento del biglietto verde che scoraggia l'export.
L'
oro chiude la settimana
tendenzialmente invariato a 1.269,2 dollari l'oncia, nonostante l'ennesimo apprezzamento del dollaro, conseguente a quanto emerso dal meeting della Fed. Il FOMC ha tenuto ancora fermi i tassi, rinviando a fine anno una nuova stretta monetaria, che è largamente attesa, mentre la Bank of England ha dato il via al suo piano di riduzione degli aiuti monetari seguendo la strada già indicata dalla BCE.
Il
rame ha chiuso in moderato rialzo a 3,12 dollari, riportando un incremento dello 0,45%. A sostenere il metallo rosso contribuisce ancora il buon andamento della domanda, che sostiene i prezzi spot, a dispetto di alcuni incerti dati macro arrivati dalla Cina.