Altra settimana buona per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a
56,74 dollari al barile, con un incremento di quasi il 2%. Il mercato continua a scommettere sul prolungamento dei tagli imposti dall'OPEC, nonostante il rapporto annuale dell'organizzazione abbia migliorato le previsioni sulla domanda al 2020. A frenare il greggio ha però contribuito l'aumento dei pozzi rilevato dal Baker Hughes.
Il
gas naturale ha chiuso ancora in rally, mettendo a segno un
rialzo del 7,67% a 3,213 dollari. Sul prodotto energetico continuano a giocare un ruolo cruciale le previsioni meteo, che indicano temperature in calo. Pesano invece i dati settimanali sugli stoccaggi ed il rapporto dell'EIA che ha rivisto al rialzo le stime di produzione di gas.
Settimana in recupero per il
grano, che chiude in
vantaggio dell'1,3% a 431,50 cent per bushel, grazie alle ricoperture scattate dopo aver toccato i minimi di sei mesi. Le quotazioni si sono mosse fra alti e bassi dopo che il report dell'USDA ha confermato un raccolto record quest'anno.
L'
oro chiude una settimana positiva ma quasi incolore, con un
incremento dello 0,4% a 1.274,2 dollari l'oncia. Il metallo prezioso è stato favorito dalla decisione della Fed di rinviare a fine anno il prossimo aumento dei tassi e dalla scelta di Jerome Powell, un'altra “colomba”, a capo della banca centrale statunitense in linea con la direzione data da Bernanke e dalla Yellen.
Il
rame ha chiuso
in calo dell'1,3% a 3,08 dollari la libbra ai minimi dell'ultimo mese ma mantenendo una performance annua invidiabile. Il metallo rosso si è preso così una pausa in attesa di nuovi dati che confermano la ripresa dell'economia soprattutto quella cinese.