Settimana in rally per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a 58,40 dollari al barile, con un forte rialzo del 3,3% al top da giugno 2015. A sostenere il prezzo del greggio hanno contribuito il
calo delle scorte USA, il
dollaro debole e la chiusura per uno
sversamento della Keystone Pipeline, che porta il petrolio dal Canada agli Stati Uniti, un collo di bottiglia inatteso e temporaneo.
Il
gas naturale ha continuato a scivolare, accusando un calo del 6% a 2,911 dollari, il più ampio registrato dal mese di febbraio. Il prodotto energetico continua a scontare un
forte aumento della produzione da shale gas e previsioni meteo che indicano un inizio dicembre piuttosto mite, con temperature sopra la media stagionale.
Ottava debole per il
grano, che chiude
in perdita dell'1% a 422,75 cent per bushel, dopo un report deludente sulle vendite all'export. In realtà, la tendenza al ribasso è stata un po' amplificata dai volumi sottili che hanno accompagnato la chiusura dei mercati USA per il ponte del Ringraziamento.
L'
oro chiude una settimana negativa, con un
decremento dello 0,5% a 1.289,6 dollari l'oncia. Il metallo prezioso è stato spiazzato dalla debolezza del biglietto verde, muovendosi fra alti e bassi, sulle incertezze relative al futuro della politica monetaria USA. Le minutes della Fed hanno pressoché confermato un rialzo dei tassi a dicembre, ma resta incerto il timing dei prossimi rialzi a causa di una crescita dell'inflazione che delude ancora.
Il
rame ha chiuso in forte aumento del 2,7% a 3,15 dollari la libbra, riavviando un trend positivo dopo una fase di consolidamento attorno ai 3 dollari. Il metallo rosso si è avvantaggiato ancora della debolezza del dollaro, ma mostra una certa resistenza in attesa di ulteriori dati sulla salute dell'economia cinese (attesi i dati dei PMI di dicembre).