Il
petrolio ha iniziato l'anno ancora in rally,
superando risolutamente la soglia dei 60 dollari e chiudendo venerdì
al top da 3 anni a 61,44 dollari al barile, in rialzo dell'1,69%. A sostenere il prezzo hanno concorso le proteste anti regime in Iran, il calo sopra le attese delle scorte USA ed i solidi dati macroeconomici giunti da Oltreoceano.
Il
gas naturale ha accusato invece una nuova flessione, riportando un
calo del 5,35% a 2,795 dollari. Sul mercato future ha prevalso il pessimismo nonostante la fiammata dei prezzi spot collegata all'attesa di temperature polari questo weekend.
Il prezzo a pronti del gas è triplicato sopra i 6 dollari per i picchi di domanda invernali e le esportazioni record verso il Messico, ma il mercato a termine ha visto prevalere l'offerta in previsione di una veloce risalita della colonnina di mercurio nelle prossime settimane.
Prezzi in salita per il
grano, che ha chiuso
in rialzo dello 0,88% a 430,75 cent per bushel, grazie alle condizioni meteo avverse nelle zone centrali degli Stati Uniti. Il mercato ha speculato sui potenziali danni causati dalla
scarsezza di neve e dalle temperature gelide dei primi giorni di gennaio nel Midwest e in gran parte dei Great Plains.
L'
oro ha chiuso la prima settimana del 2018 con un
rialzo di quasi l'1% a 1.322,3 dollari l'oncia, proseguendo il trend positivo avviato alla fine dell'anno scorso. A muovere il metallo ha concorso la debolezza del dollaro e l'attesa di una
politica cauta di rialzi dei tassi da parte della Fed, specie dopo che il Job Report ha rilevato una debole crescita dei posti di lavoro e dei salari.
Settimana difficile per il rame, che ha chiuso con un forte calo del 2,2% a 3,20 dollari la libbra, risentendo dell'andamento debole della domanda sui mercati internazionali e dell'
accumulo di scorte presso il mercato future di Shanghai. E' prevalso il pessimismo sulla domanda cinese a dispetto dei positivi dati PMI sull'andamento del manifatturiero.