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Il punto sulle commodities 16 gennaio 2018 - [video]

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Il petrolio non ferma la sua corsa e punta risolutamente ai 70 dollari, già raggiunti dalla qualità Brent ed ancora lontano per il greggio nordamericano. La settimana chiude con un rialzo vicino al 5% a 64,3 dollari al barile, complice il forte calo delle scorte USA e l'estensione delle sanzioni all'Iran decisa da Trump. L'aumento dei pozzi attivi monitorato da Baker Hughes e l'aumento dell'offerta di Shale oil non hanno avuto la forza di rompere un trend fortemente ascendente.

Torna a crescere anche il prezzo del gas naturale, balzato del 14,5% a 3,20 dollari, ai massimi da due mesi a questa parte. Questo prodotto energetico viene galvanizzato dal calo record degli stoccaggi annunciato dall'EIA, che ha annunciato una riduzione di 359 BCF nella prima settimana di gennaio, grazie all'ondata di gelo che ha investito gli Stati Uniti. La variazione è risultata molto superiore a quella prevista dagli analisti (337 BCF).

Quotazioni giù per il grano, che ha chiuso in calo del 2,4% a 420,50 cent al sacco, dopo che il report dell'USDA sul mercato cerealicolo ha confermato un'offerta record a livello mondiale ed allentato i timori di danneggiamenti del gelo al raccolto. Il report dell'USDA ha confermato la superficie coltivata a grano a 32,6 milioni di acri, ai minimi da un secolo, ma superiore alle previsioni degli analisti.

L'oro prosegue con una crescita stabile, chiudendo l'ottava in rialzo di un altro 1% circa a 1.334,9 dollari l'oncia, al top da metà settembre. La crescita è stata costruita sulla debolezza del dollaro, che continua a perdere terreno dinanzi ad una prospettiva di crescita dell'inflazione molto contenuta e più in generale ad una minore attrattività sui mercati internazionali, a dispetto della prospettiva di nuovi aumenti dei tassi USA che dovrebbero sostenere il biglietto verde.

Settimana fiacca per il rame, che ha chiuso con una modesta limatura dello 0,22% a 3,20 dollari la libbra, risentendo dell'andamento debole delle importazioni dalla Cina, che sono calate del 4,3% a dicembre.
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