Settimana positiva per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a
61,68 dollari, con un vantaggio superiore al 4%.
L'OPEC ha rivisto al rialzo le stime di domanda e l'offerta non-OPEC, confermando un surplus di scorte di 100 milioni di barili rispetto alla media stagionale. Stesso input dall'Agenzia Internazionale dell'Energia, che ha migliorato le stime di domanda, lanciando un allarme sulla crescita della produzione shale. Il greggio però ha beneficiato dei dati settimanali sulle scorte, cresciute molto meno delle attese, e della debolezza del dollaro.
Il
gas naturale ha ceduto l'1% a
2,558 dollari per milione di BTU, ma è rimbalzato dai minimi da un anno e mezzo, dopo che i dati sugli storage hanno evidenziato un calo di 194 BCF superiore al consensus. I prezzi continuano a muoversi fra alti e bassi in attesa di capire se le previsioni sulle temperature supporteranno consumi crescenti anche dopo la fine della stagione invernale il 1° marzo.
Prezzi in risalita per il
grano, che ha chiuso un'altra settimana positiva, a
457,75 cent per bushel in aumento di quasi il 2%. Le quotazioni hanno beneficiato della crescita dei prezzi spot ai porti d'imbarco, in risposta anche all'indebolimento del dollaro, mentre gli elementi chiave per il lungo periodo restano la verifica della produzione del Mar Nero e la qualità delle granaglie vendute dagli USA.
L'
oro ha chiuso l'ottava in rally, salendo del 3% a
1.353,2 dollari l'oncia e realizzando la migliore performance settimanale dalla primavera del 2016. Il prezioso è stato galvanizzato dalla debolezza del biglietto verde dopo la conferma di un'accelerazione dell'inflazione USA. Un aumento dell'inflazione potrebbe infatti sostenere il prezioso come strumento di copertura contro la crescita dei prezzi e nello stesso tempo frenare la sua ascesa per i riflessi sulla politica dei tassi della Fed.
Settimana in rally per il
rame, che ha guadagnato oltre il 7% a
3,2485 dollari la libbra grazie a ricoperture. Il metallo rosso ha beneficiato della debolezza del dollaro e della domanda sostenuta da parte dei commercial, che ha sostenuto i prezzi spot, in vista dello stop dei mercati cinesi per il Capodanno.