Il
petrolio torna a scendere,
chiudendo venerdì a 61,25 dollari, in
ribasso del 3,6% su base settimanale. Il prezzo torna ai minimi delle ultime due settimane, scontando un eccesso di offerta sul mercato nordamericano. I dati settimanali sulle scorte sono apparsi deludenti, avendo evidenziato un
balzo degli stock di greggio di 3 milioni ed un inatteso
aumento delle scorte di benzine di 2,5 milioni. L'EIA ha poi indicato un aumento della produzione USA ad un nuovo record di 10,283 MBG.
Il
gas naturale ha
guadagnato il 2,6% a 2,695 dollari per milione di BTU, dopo che i dati sugli storage hanno evidenziato un calo di 78 BCF più o meno in linea con le attese del mercato, anche se al di sotto dei 118 BCF della media degli ultimi cinque anni. Il prezzo del gas resta condizionato anche dal
meteo che preannuncia temperature in calo nella prima settimana di marzo ed un clima più mite il resto del mese.
Ottava in rally per il
grano, che ha
chiuso venerdì a 492 cent per bushel in
rialzo dell'8,8% rispetto alla settimana prima ed ai massimi da metà 2017. Le quotazioni del frumento hanno tratto beneficio dalle preoccupazioni per lo stato dei raccolti a causa dell'ondata di siccità che ha investito alcune aree degli Stati Uniti e del Sud del Canada dove si produce il grano duro.
Altra settimana fiacca per l'
oro, che ha chiuso a 1.323,4 dollari l'oncia, ai minimi da inizio anno e con una limatura dello 0,4%.
Il metallo prezioso ha nuovamente risentito dell'apprezzamento del dollaro, dopo che il numero uno della Fed,
Jerome Powell, ha prospettato un quadro migliore dell'economia a stelle e strisce,
aprendo a più aumenti dei tassi di interesse USA quest'anno.
Settimana critica per il
rame, che ha
ceduto il 3,5% a 3,1010 dollari la libbra, in risposta alla forza del dollaro ed al
sistema di dazi proposto dal Presidente americano Donald Trump sulle
importazioni di metalli ed altre materie prime prodotti negli Stati Uniti. Un'evoluzione che rischierebbe di minare il commercio mondiale.