Il
petrolio chiude la settimana
in rialzo dell'1,3% a 62,04 dollari al barile, galvanizzato dalla possibile
riapertura dei colloqui fra USA e Corea del Nord e dal calo registrato dai pozzi attivi in USA, il primo in sette settimane. Note positive che sono state controbilanciate parzialmente dal riemergere dei rischi di una guerra commerciale, sollevati dai dazi annunciati dal Presidente Donald Trump.
Il
gas naturale ha guadagnato l'1,4% a 2,732 dollari per milione di BTU, sulla scommessa di un'insolita impennata della domanda “fuori stagione”, connessa alla previsione di temperature inferiori alla media nella seconda metà del mese. Per contro, il mercato continua a scontare una produzione elevata di gas, mentre i dati sugli stoccaggi sono stati neutrali ed in linea con le attese.
Ottava fiacca per il
grano, che ha chiuso venerdì a
489 cent per bushel in calo dello 0,6% rispetto alla settimana precedente. I prezzi del frumento continuano a risentire della produzione sovrabbondante, come confermato dal Report dell'USDA che ha
tagliato di 25 milioni di bushel le stime di export, innalzando della stessa quantità il livello di scorte di fine stagione, con un carryover stimato ora in 1,034 miliardi di bushel.
Settimana incolore per l'
oro, che ha
chiuso a 1.324 dollari l'oncia, sostanzialmente
invariato rispetto alla settimana precedente. Il metallo prezioso è stato frenato dalla forza del dollaro, conseguente agli
eccellenti dati sul mercato del lavoro USA, che preannunciano
nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed. Per contro, l'oro ha rispolverato la sua natura di bene rifugio per le
minacce di una guerra commerciale alimentata dalla politica dei dazi di Trump.
Settimana positiva per il
rame, che ha guadagnato lo 0,5% a 3,1160 dollari la libbra, a dispetto della forza del biglietto verde e dell'impatto negativo esercitato dalla
politica dei dazi annunciata dal Presidente Trump, che alimenta i rischi di una guerra commerciale.