Settimana effervescente per il
petrolio, che chiude
in rialzo del 5,4% a 68,58 dollari al barile, dopo che l'OPEC ha trovato l'accordo per l'aumento dell'output di 1 milione di barili. L'innalzamento produttivo, in realtà, sarà soddisfatto dall'extra produzione di Arabia Saudita e Russia apparse ben al di sotto delle aspettative degli economisti, che indicavano un incremento maggiore.
Il
gas naturale chiude invece in calo del 2,5% a 2,945 dollari per milione di BTU, per effetto di un aumento degli stoccaggi superiore al previsto. L'EIA ha annunciato un incremento degli stock di 91 BCF, ben al di sopra degli 85 BCF attesi dagli economisti e superiore alla media degli ultimi 5 anni per questa settimana dell'anno.
Continua a scendere il prezzo del
grano, che ha chiuso a 491,25 cent per bushel, con un ribasso dell'1,65% rispetto al venerdì precedente. Il frumento continua a risentire di prese di profitto e mantiene rispetto ad inizio anno un guadagno del 15%. A deprimere i prezzi hanno contribuito anche l'aumento delle scorte e l'offerta piuttosto ampia.
L'
oro continua a perdere terreno a causa della forza del dollaro e della perdita di appeal dei cosiddetti asset "
safe heaven" (beni rifugio). Il metallo prezioso ha chiuso infatti la settimana in calo dello 0,6% a 1.267,4 dollari l'oncia, toccando nuovi minimi da dicembre 2017. Alla base del trend ribassista c'è sempre la stretta della Fed che ha messo le ali al biglietto verde.
Altra ottava pesantemente negativa per il
rame, che è scivolato del 3,7% a 3,0270 dollari la libbra. Il metallo rosso continua a risentire dell'inasprimento delle relazioni commerciali fra USA e Cina e della guerra in corso a colpi di dazi, che rischia di mettere in ginocchio il commercio internazionale.