Settimana negativa per il
petrolio, che chiude con un
ribasso del 3,78% a 71,01 dollari al barile. Il greggio ha risentito di qualche realizzo dopo l'exploit delle ultime settimane, ma anche delle
sollecitazioni del Presidente Trump all'Arabia Saudita di aumentare l'output sino a 2 milioni di barili. Ad aggiungere pressioni anche i dati di Baker Hughes che certificano un nuovo aumento dei pozzi attivi in USA.
Il
gas naturale chiude in
calo del 3,71% a 2,752 dollari per milione di BTU, nonostante la riduzione degli stoccaggi pari a 51 BCF, oltre il consensus del mercato di 55 BCF. Le attese sono per ulteriori discese verso area 2,694 dollari, a causa della stagionalità ribassista e del meteo non favorevole.
Settimana molto negativa per il
grano, che ha chiuso a 481,50 cent per bushel, in
ribasso del 6,09%. Il frumento inizia a risentire della
guerra dei dazi USA-Cina che colpisce più direttamente la soia. Le attese sono per una prosecuzione ribassista verso area 455,50 cent per bushel.
In ribasso l'
oro, che scende sotto i livelli di venerdì precedente a 1.241,2 dollari l'oncia,
perdendo l'1,16%. A frenare il metallo prezioso concorre ancora la forza del dollaro, in attesa di futuri aumenti dei tassi d'interesse USA, soprattutto dopo i solidi dati del mercato del lavoro USA che confermano l'andamento robusto dell'economia.
Non c'è pace per il
rame, che chiude un'altra settimana negativa,
scivolando dell'1,53% a 2,77 dollari la libbra. Il metallo rosso continua a risentire della
guerra commerciale in atto fra USA e Cina. Le implicazioni tecniche propendono per ulteriori ribassi in area 2,66 dollari la libbra.