Altra settimana negativa per il
petrolio, che chiude con un
ribasso dello 0,77% a 70,46 dollari al barile. Il greggio continua a risentire di un eccesso di offerta e di un aumento superiore alle attese delle scorte USA, che nell'ultima settimana sono cresciute di 5,8 milioni di barili rispetto ai 3 milioni attesi. La produzione americana invece è aumentata di 100 mila barili nell'ultima settimana, portando l'output a 11 milioni, ai massimi di sempre.
Il
gas naturale chiude un'ottava incolore, registrando un
modesto incremento dello 0,18% a 2,757 dollari per milione di BTU. Il prodotto energetico ha risentito delle previsioni di un graduale abbassamento delle temperature, dopo il rally messo a segno dopo i dati sugli stoccaggi. L'EIA ha annunciato un aumento di 46 BCF inferiore al consensus ed alla media degli ultimi 5 anni.
Settimana in rally per il
grano, che ha chiuso a 516 cent per bushel,
in rialzo del 7,2%. Il frumento è stato galvanizzato da acquisti speculativi, motivati dai possibili danni causati dalla siccità alla produzione mondiale. In particolare si guarda ai raccolti dell'Europa e del Mar Nero.
L'
oro chiude una settimana sottotono, portandosi a 1.231,1 dollari l'oncia,
in calo dello 0,8%. Il metallo prezioso continua a risentire di una perdita di appeal, mentre il dollaro sosta ai massimi da un anno a questa parte, in vista di nuovi aumenti dei tassi d'interesse USA in autunno.
Settimana debole per il
rame, che chiude
in ribasso dello 0,87% a 2,7460 dollari la libbra. Il metallo rosso dunque non dà cenni di recupero, continuando a scontare le ripercussioni della guerra commerciale fra USA e Cina ed una stagnazione della domanda sul mercato a pronti.