Settimana fiacca per il
petrolio, che chiude in
ribasso di circa mezzo punto percentuale a
73,80 dollari al barile. Il greggio ha risentito di qualche realizzo dopo l'exploit delle ultime settimane, ma anche delle sollecitazioni del Presidente Trump all'Arabia Saudita di aumentare l'output sino a 2 milioni di barili. Ad aggiungere pressioni anche i dati di Baker Hughes che certificano un
nuovo aumento dei pozzi attivi in USA.
Il
gas naturale chiude invece in
calo del 2,2% a 2,858 dollari per milione di BTU, per effetto di un nuovo aumento degli stoccaggi pari a 78 BCF, che supera il consensus del mercato di 76 BCF. L'aumento risulta anche superiore a quello registrato la stessa settimana del 2017 e della media degli ultimi cinque anni.
Settimana in rally per il
grano, che ha chiuso a
512,75 cent per bushel, in rialzo del 3% circa. Il frumento è stato galvanizzato dall'andamento sostenuto della domanda internazionale e non sembra aver ancora risentito della guerra dei dazi USA-Cina che colpisce più direttamente la soia.
Settimana incolore per l'
oro, che si attesta poco sopra i livelli del venerdì precedente a
1.255,8 dollari l'oncia guadagnando lo 0,10%. A frenare il metallo prezioso concorre ancora la forza del dollaro, in attesa di futuri aumenti dei tassi d'interesse USA, soprattutto dopo i solidi dati del mercato del lavoro USA che confermano l'andamento robusto dell'economia.
Non c'è pace per il
rame, che chiude un'altra settimana drammatica,
scivolando del 4,7% a 2,8130 dollari la libbra. Il metallo rosso continua a risentire della guerra commerciale in atto fra USA e Cina, con il primo round di dazi scattato proprio venerdì scorso ed altri in programmazione per l'imminente futuro.