La
riforma delle banche popolari voluta dal governo
Renzi è "un cambiamento epocale", una "rivoluzione" nella direzione delle logiche economiche e finanziarie che però allontana da una logica di banca popolare, che nasce con altre basi e presupposti. A dichiararlo
Carlo Corsi, CEO Spencer Stuart, a margine del
convegno organizzato da Teleborsa per la presentazione dell’annuale
pubblicazione Sinossi.
Con questo cambiamento nei diritti di voto si passa da una logica di partnership a una dove a contare sono il numero di azioni, poiché chi è portatore di un maggior numero di azioni ha maggiori diritti e doveri.
Facendo un confronto tra il
modello di governance adottato in Italia e quello prettamente anglosassone, Corsi ha spiegato due grandi differenze tra i modelli. La prima riguarda il fatto che in Italia il board termina contemporaneamente alla scadenza dei consiglieri mentre nel mondo anglosassone è frequentissima la scadenza di un certo numero di consiglieri prima di quella del Consiglio di Amministrazione. In quest'ultimo calo il board rimane sempre attivo, in condizione di utilizzare le competenze dei nuovi membri, mantenendo una linea di riferimento.
Altro elemento che caratterizza la governance del mondo anglosassone è che normalmente il capo d'azienda sa che il suo mandato terminerà ad una certa data e in questa logica può programmare un piano di successione senza avere degli interessi o incertezze sulla possibilità di essere lui stesso rieletto.