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Il punto sulle commodities 3 ottobre 2016

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Settimana in rally per il petrolio, che ha chiuso in rialzo dell’8,45% a 48,24 dollari al barile, in scia all'accordo "informale" raggiunto in seno all'OPEC per contingentare la produzione, riassorbire l’eccesso di offerta e risollevare i prezzi, che da tempo non sono remunerativi per molti membro del cartello. A sostenere il greggio hanno contribuito i positivi dati sulle scorte USA, che hanno evidenziato un calo inatteso di 1,9 milioni di barili nell'ultima settimana.

Settimana negativa per il gas naturale, che chiude in ribasso dell’1,66% a 2,906 dollari, in controtendenza rispetto agli altri prodotti energetici e a dispetto dei positivi dati sugli stoccaggi, che hanno evidenziato un aumento superiore al previsto di 49 BCF contro i 56 attesi. Sul mercato hanno pesato le previsioni meteo, che segnalano un abbassamento delle temperature e quindi una minor domanda per il condizionamento.

Il grano termina invece un’ottava fiacca, chiudendo in calo dello 0,68% a 402 cent per bushel, scontando un livello esorbitante delle scorte, che segnano i massimi degli ultimi 30 anni. Peraltro, l'USDA ha ridotto la stima sulla produzione di grano primaverile da 571 milioni di bushel a 534 milioni, ma questo ha influenzato molto poco il mercato, che si conferma in eccesso.

Scattano scontati realizzi sull'oro dopo il rally della settimana precedente. Il metallo prezioso ha chiuso in diminuzione dell’1,81% a 1.313,3 dollari l’oncia, dopo aver corso sulla scia del mancato rialzo dei tassi da parte della Fed e delle politiche espansive della BCE e della Bank of Japan. Il mercato, passata l’euforia, è ora proiettato al quasi certo aumento dei tassi USA di dicembre.

Prezzi ancora in salita per il rame, che guadagna lo 0,82% a 2,21 dollari la libbra, ancora sulla scommessa di un’accelerazione dell’economia USA, stando ai positivi dati macroeconomici pubblicati in settimana, come il PIL e la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan.
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