Il
petrolio rallenta la sua corsa, ma chiude la settimana con un aumento di quasi l’1% a 50,85 dollari, grazie al sostegno ricevuto dal report settimanale sulle scorte e ad alcune ricoperture. In realtà, il mercato continua a risentire dell’
incertezza relativa al fallimento del soccorso
OPEC per ridurre la produzione, stante la contrarietà di diversi membri del cartello e la difficoltà di far aderire altri produttori esterni.
Prezzi a picco per il
gas naturale, che chiude la settimana in calo dell’8,89% a 2,993 dollari, dopo aver raggiunto recentemente il massimo degli ultimi 22 mesi. Il gas ha risentito di condizioni
climatiche sfavorevoli, le temperature miti del periodo, e dei deludenti dati sugli stoccaggi, che sono saliti di 77 BCF, oltre le attese del
mercato che erano per un aumento di 73 BCF.
Ottava negativa anche per il
grano, che chiude in calo dell’1,54% a 414,5 cent per bushel, a causa di qualche realizzo dopo il rally precedente. Il frumento non è riuscito così a beneficiare neanche del buon andamento del commercio estero, con l'
USDA che ha confermato vendite in aumento del 5% rispetto alla settimana prima.
Ottava molto positiva per l’
oro che chiude in rialzo dell’1% a 1.265,9 dollari l’oncia, grazie alle indicazioni giunte dalle banche centrali, che hanno fatto apprezzare il dollaro. Il Beige Book della Fed ha confermato un quadro favorevole ad un rinvio del
rialzo dei tassi, mentre la BCE ha mantenuto una politica ultra accomodante, segnalando che il piano QE andrà avanti anche oltre marzo 2017.
Prezzi sempre in calo per il
rame, che perde l’1,04% a 2,09 dollari la libbra, che continua a risentire della debolezza della domanda sul mercato fisico e della congiuntura. Nessun beneficio dalla conferma che l’economia cinese stia sperimentando una stabilizzazione su un tasso di crescita più contenuto del 6,7%, in linea con le stime di
mercato e nel mezzo del range obiettivo indicato da Pechino.