Settimana di correzione per il
petrolio, che ha raggiunto di recente nuovi massimi. Il greggio ha ceduto l'1,45% a 63,37 dollari, risentendo anche delle previsioni negative dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, che ha preventivato una forte crescita della produzione da
Shale Oil al top dai lontanissimi anni ‘70. Sul greggio ha poi pesato un sentiment diffusamente negativo alla vigilia del probabile shutdown in USA.
Anche il
gas naturale ha riportato una performance negativa, cedendo mezzo punto percentuale a 3,185 dollari, in linea con l'andamento debole delle commodities energetiche. I dati sugli storage questa settimana sono risultati un po' deludenti, avendo rilevato un calo inferiore alle attese di 183
BCF, nonostante l'ondata di freddo che insiste su gran parte del Nord America.
Quotazioni in recupero per il
grano, che ha chiuso in rialzo dello 0,5% a 422,75 cent al sacco, grazie ad alcune ricoperture. Il mercato sconta ancora un volume altissimo di scorte presso i grandi magazzini dei principali
exchange internazionali, a fronte di un'offerta che appare sempre troppo ampia.
L'
oro ha ceduto qualche posizione la scorsa settimana, limando lo 0,13% a 1.333,1 dollari, in attesa di qualche elemento in più per assumere una direzione più decisa, dopo l'
exploit registrato nel corso del 2017. Elementi chiave restano le politiche monetarie di Fed, BCE & Co., ma nella settimana trascorsa l'oro ha beneficiato della sua natura di bene rifugio, muovendosi al rialzo sulla debolezza del dollaro in vista del probabile
shutdown del governo USA.
Altra ottava all'insegna della correzione per il
rame, che ha chiuso con un calo dell'1% a 3,1617 dollari la libbra, dopo aver messo a segno lo scorso anno un fortissimo rialzo. Il mercato è rimasto a guardare in attesa di novità sul fronte dell'economia e della congiuntura globale, con un'attenzione particolare al probabile shutdown in
USA.