Settimana all'insegna della rimonta per il
petrolio, che ha chiuso in rialzo del 3,37% a 44,48 dollari al barile, in vista del vertice OPEC di questa settimana. A trainare le quotazioni sono stati gli spunti arrivati dai vari ministri del
cartello, che sembrerebbero preannunciare un possibile accordo per un taglio al tetto
produttivo, ed i positivi dati sulle scorte USA, che sono crollate di 6,2 milioni di barili nell'ultima settimana.
Settimana interlocutoria per il
gas naturale, che chiude in vantaggio di appena lo 0,24% a 2,955 dollari, dopo aver raggiunto i massimi da quasi un anno e mezzo, in scia al clima torrido, che ha fatto impennare la domanda di
elettricità per il condizionamento. Poi, il gas ha ritracciato dai massimi in scia ai deludenti dati sugli
stoccaggi, che hanno evidenziato un aumento superiore al previsto di 52 BCF contro i 51 attesi.
Settimana moderatamente positiva per il
grano, che ha chiuso con un incremento dello 0,37% a 404,75 cent per bushel, sull'attesa di una riduzione della produzione USA. Secondo i sondaggi sarà piantato meno grano quest'anno, a causa dei prezzi troppo
bassi, ancorati alla minore competitività dell'export per il dollaro forte e la competizione di
Russia ed Ucraina.
L'
oro chiude un'ottava davvero straordinaria, mettendo a segno un vantaggio del 2,4% a 1.337,5 dollari l'oncia, complice la conferma di una politica accomodante da parte della
Fed, che ha rinviato un rialzo dei tassi a dicembre. L'oro si avvantaggia sempre di un'impostazione espansiva della politica monetaria ed ha beneficiato anche delle decisioni assunte dalla
Bank of Japan per combattere la deflazione.
Quotazioni in deciso rialzo per il
rame, che guadagna l'1,91% a 2,19 dollari la libbra, proseguendo il rally avviato nelle ultime settimane di settembre, grazie al sostegno offerto dalle banche centrali USA e
giapponese alla ripresa. A sostenere il metallo rosso concorrono anche le conferme di una ripresa dell'economia
cinese giunte di recente.