Il
petrolio torna a correre superando anche la soglia dei 71 dollari sulla qualità Brent del mare del nord, mentre il WTI ha guadagnato il 4,37% a 66,14 dollari. L'impennata delle quotazioni è stata motivata soprattutto dalla debolezza del dollaro, che ha fatto scattare operazioni di
arbitraggio, mentre i dati settimanali sulle scorte USA offrivano un supporto avendo rilevato un calo superiore alle attese di 1,1 milioni.
Performance a due cifre per il
gas naturale, che è balzato di oltre il 10% a 3,505 dollari per milioni di BTU, ai massimi da oltre un anno. Le quotazioni si sono impennate di riflesso alle previsioni meteo, che preannunciano un forte calo delle temperature in USA, ed ai dati sugli
stoccaggi che sono scesi di 288 BCF, portando il totale sulla parte bassa della media degli ultimi 5 anni.
Prezzi in forte aumento per il
grano, che ha chiuso in rialzo del 4,32% a 441 cent per bushel. Anche in questo caso il mercato ha tratto profitto dalla debolezza del biglietto verde, che fa bene alle esportazioni di frumento dagli Stati Uniti, rendendo il raccolto USA più competitivo sui
mercati internazionali.
L'
oro ha chiuso l'ottava con un rialzo dell'1,43% a 1.352,1 dollari l'oncia. Il dollaro debole e le prospettive di una guerra valutaria sono stati il tema dominante della settimana, di riflesso alle incaute parole del segretario al Tesoro USA,
Steven Mnuchin. L'oro ovviamente si è mosso in controtendenza rispetto al biglietto verde, beneficiando anche dei toni "accomodanti” usati dal Presidente della BCE,
Mario Draghi, in seguito alla riunione di politica monetaria dell'Eurotower.
Settimana moderatamente positiva per il
rame, che ha messo a segno un rialzo di mezzo punto percentuale a 3,1825 dollari la libbra. Il "mini” dollaro ha rappresentato il principale elemento di supporto di questa performance, assieme all'assottigliamento delle
scorte presso i magazzini del LME.